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Vigilare su tutto quello che fanno, che guardano, che leggono e che ascoltano i propri figli: il mondo non è più malvagio nè la vita più dura che in altri tempi, ma i pericoli sono più numerosi e soprattutto più subdoli.


Con modi composti e discreti, ma categorici, non avere paura di verificare tutto quello che riguarda ciò che vivono i propri figli: i concetti di “privacy” e di “libertà di sbagliare” sono roba recente che ha accompagnato lo sviluppo delle generazioni più vulnerabili e sprovvedute che si siano mai viste.


Insegnare ai propri figli - in primis con l’esempio - che la scelta più giusta è quasi sempre la più difficile da portare avanti.


Spiegare ai propri figli che non esiste un “diritto alla felicità” e che anzi la vita è, in primis, fatica e dolore ed è per questo che i momenti di appagamento e gioia sono tanto più importanti e preziosi.


Insegnare ai propri figli che non è vero che se una cosa li fa star bene, è giusto che la facciano e che il giudizio degli altri spesso è importante: uomini normali hanno compiuto azioni eccezionali per spirito di rinuncia e sacrificio o per non venir meno alle aspettative di altri uomini.


Fare in modo che i propri figli imparino il rispetto per il prossimo, chiunque esso sia, a prescindere dalle sue appartenenze, dal suo aspetto e dalle etichette - vecchie o nuove - che gli altri gli affibbiano, ma sulla base delle azioni che lo stesso compie e della condotta che mantiene.


Assecondare nei propri figli il senso del divino e del trascendente: è un controsenso fare le sceneggiate per il topolino dei denti che porta la monetina o per babbo natale che porta i doni e poi dire “mio figlio deciderà da solo in cosa credere”. Lo slancio spirituale è – in questi tempi più che mai – un argine alla deriva materialista e nichilista: avranno sempre tempo, da adulti, di valutare se il mistero che li ha sostenuti e confortati da bambini continua ad accompagnarli.


Nei limiti dell’opportuno, in considerazione della loro età, non edulcorare troppo la realtà che circonda i propri figli: è un mondo terribile quello in cui vivono, la loro forza di carattere e la loro sicurezza devono basarsi su una percezione realistica di ciò che gli succede intorno, altrimenti si schianteranno alla prima difficoltà.


Non giustificare sempre i propri figli: sbagliano spesso, come noi. Ed è giusto che sappiano che nella vita può anche capitare di pagare il fio ingiustamente o di non vedersi riconosciuto il giusto merito.


Inculcare nei propri figli la sobrietà nei consumi: affronteranno probabilmente tempi di ristrettezze e di rinunce che noi non abbiamo conosciuto.


Non usare – nel bene e nel male - se stessi come paradigma nell’educazione dei propri figli: ognuno è frutto degli errori e delle scelte proprie e altrui e il premio massimo per un genitore sarà guardare il proprio figlio e pensare “È di gran lunga migliore di me”.


[Mio decalogo di un paio d'anni fa, che ripropongo soprattutto per mio promemoria, ché la pratica è tanto piu ardua della teoria.]


Federica Poddighe (22 giugno 2021)

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