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Nuove frontiere della "sostenibilità" (e del profitto)



In fondo è tutto di una banalità assoluta.

La competizione capitalistica ha portato alla erosione dei profitti. Per recuperarli, si è deciso di abbattere il costo del lavoro interno o delocalizzare. Sono prevalse le logiche mercantilistiche: la crescita e la produzione sono guidate dalle esportazioni, e queste dai minori prezzi, cioè dai minori costi del lavoro e del denaro.

La minore domanda interna ha ridotto i consumi, gli investimenti e dunque i ritmi di crescita. A questo occorreva porre rimedio, per sostenere la produzione. I minori redditi delle famiglie e degli Stati, per mantenere così inalterati i consumi, sono stati integrati dai debiti privati e pubblici. Il costo degli interessi su questi era il nuovo provento finaziario del sistema capitalistico.

La crescita continua del debito pubblico e privato non era sostenibile e portava alla destabilizzazione, con default e crisi cicliche finanziarie ed economiche. Trump chiedeva un riequilibrio dei rapporti commerciali internazionali. Ma questo significa riportare indietro l'orologio della Storia verso la Old Economy, rimettendo al centro il lavoro, il consumo e la produzione.


Le banche centrali hanno proceduto ad immettere immense quantità di denaro, per far ripartire le Borse. Questo ha represso la rendita sui debiti pubblici e privati, facendo saltare il processo di accumulazione finanziaria. Ecco perché occorre un nuovo sistema economico, basato sulla sostenibilità ambientale. Servono investimenti colossali, la sostituzione delle filiere energetiche e produttive e dei modelli di consumo. Si recupera così, con nuovi immensi debiti "buoni", contratti dagli Stati, dalle industrie e dai privati, un sistema di produzione e di consumo che assicura nuovi profitti, nuove rendite e nuove plusvalenze.

Aziende appena costituite nel settore dell'auto elettrica hanno valori sbalorditivi, basati sul commercio delle quote risparmiate di CO2. Il nuovo paradigma finanziario si basa sul commercio di beni ambientali, con le aste sulle quote ed il commercio dei certificati verdi, e la competizione internazionale sul rispetto di vincoli ambientali.

Il G20 di Roma è nel segno del conflitto geopolitico. C'è un unico punto di convergenza tra Occidente ed Oriente: l'interesse comune del Vaticano e del PCC nell'accrescere il numero di fedeli in Cina, dopo aver assistito alla completa secolarizzazione, e di stabilizzare il controllo sociale con la carità della religione cattolica. Al G20 di Roma, Jorge ha ammesso alla Comunione Joe, abortista ma pronto a condividere l'Accordo di Parigi in una visione Francescana del mondo, ed in cambio ha ottenuto l'appoggio del Vaticano. Mario, di converso, ha dovuto ricucire con la Cina per mantenersi allineato agli obiettivi di Jorge: il termine del 2050 diviene sfumato, verso il 2060 previsto da Pechino.

Il controllo sociale rimane l'obiettivo condiviso: dal mondo finanziario occidentale e dalla Cina. Le libertà civili e politiche dell'Occidente post Rivoluzione francese sono strumenti inutili e pericolosi: il vincolo ambientale globale prevarrà su ogni risultato elettorale.

Su tutto si stende la religione della Natura, che mette insieme la visione Francescana e quella Confuciana, basate sul rispetto e l'equilibrio.


Guido Salerno Aletta (1 novembre 2021)

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