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L'apartheid "sanitario" comincia dalla Francia



Macron apre la strada dell'apartheid. Le società che attuano e hanno attuato una politica del genere lo hanno sempre legittimato sul piano securitario. L'opinione popolare ha usato (e usa) giustificazioni del tipo: sono scimmie, sono pericolosi, non possiamo fidarci, sono inferiori. Ma la posizione politica è sempre stata quella di separare una parte della popolazione perché socialmente pericolosa, dal punto di vista igienico o delinquenziale. I governi non hanno mai esplicitamente detto "questa minoranza fa schifo, dobbiamo cancellarla", ma sempre "la convivenza non è possibile, bisogna garantire la separazione".

La scelta del presidente francese troverà, come sempre hanno trovato scelte simili, anche il favore di una parte della popolazione. Questa ignora però che quando si legittima una posizione così apertamente contraria allo spirito dei valori e delle carte costituzionali che hanno segnato la storia occidentale dalla rivoluzione inglese a oggi, la si legittima tout court: vale sempre, oggi per questa minoranza, domani per quell'altra che sarà meglio tenere separata. Una giustificazione sul piano tecnico è a portata di mano in qualsiasi momento.


Molto dipenderà dalla reazione del popolo francese, che ancora una volta si pone al centro della storia. Possiamo però ricordare che fra le ispirazioni ideologiche della rivoluzione c'era il centenario della glorious revolution, i cui risultati erano un modello per la parte più riformista dell'ancien regime. L'esempio inglese esiste anche oggi, bisogna vedere quale peso avrà. Certo è che esclusi i Paesi della delirante politica zero-covid, costretti a vivere fra chiusure ermetiche e preoccupazione costante, l'emergenza è finita in gran parte del mondo occidentale. Solo la UE, questa gabbia di matti e di politici oligarchici, continua a portarla avanti.

Maurizio Cocco (13 luglio 2021)

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