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Campagna vaccinale: si può essere razionali?



Di fronte alle pesantissime limitazioni alle nostre libertà, quelle che patiamo da un anno e le ulteriori che si profilano all'orizzonte, è necessario porsi delle domande. Bisogna assolutamente fuggire sia l'isteria disperata che la rassegnata constatazione per cui, non essendo medici/virologi/epidemiologi, non possiamo essere in grado di discernere e dobbiamo unicamente affidarci ai "competenti".

Faccio appello alle tante persone che in questi anni hanno imparato a diffidare di simili figure, ammantate di indiscutibile competenza e investite del compito di salvarci da una deriva pericolosa. Le abbiamo viste all'opera in ambito politico ed economico. Ricordate le scelte dei "competenti" a cosa miravano e dove ci hanno condotto? Hanno agito mossi dalla ricerca di un bene superiore? Hanno risolto i problemi dei cittadini, procurando un miglioramento nella situazione del singolo e della collettività?

Non bisogna credere che, dal momento che siamo in ambito differente (ammesso che sia vero: crediamo fermamente che, in definitiva, "tutto è politica"), i meccanismi siano diversi. Quindi, con buon senso e calma, si può ragionare sui fatti, senza oscillare fra due estremi opposti, entrambi strumentalizzabili. Perché quelli che pensano che il vaccino serva a trasformarci in automi e quelli che lo considerano l'unica via d'uscita dal disastro pandemico sono entrambe persone che hanno un approccio irrazionale, anti-scientifico, basato su un pre-giiudizio, negativo o positivo che sia.

1) Il vaccino immunizza rispetto all'infezione Covid19? No: è stato chiarito.

2) Il vaccino inibisce il contagio e la trasmissione del Covid19? No, è stato dimostrato empiricamente (vedi qui, qui, qui, qui, oppure qui per un recente studio scientifico in UK o qui per il caso delle Seychelles).

3) Il vaccino evita che l'infezione da Covid19 sviluppi sintomi critici per cui sia necessario un intervento di ospedalizzazione? Ni: pervengono dati da altri Paesi in cui mortalità e ospedalizzazione risultano estremamente ridimensionate a seguito di campagne massicce di vaccinazione. Ma emergono anche notizie di soggetti vaccinati con doppia dose che hanno contratto la malattia e sviluppato sintomi critici.

4) Il vaccino è l'unico strumento di lotta alla pandemia? No: è stato dimostrato, anche da studi ufficiali portati avanti da medici considerati "ortodossi" e non meritevoli di radiazione, che esistono terapie idonee a curare i pazienti positivi/sintomatici e che la tempestività di tali cure è determinante.

5) È provato che il contagio avvenga in luoghi aperti? No, al contrario, sempre più spesso ci sentiamo dire che il contagio all'aria aperta è assolutamente improbabile. Addirittura di recente l'ortodosso Bassetti ha spiegato che lo stesso contagio "da aerosol" non è assolutamente provato e che nella stanza in cui è presente un malato non si rintraccia presenza di virus nell'aria.

6) È provato che le chiusure, i lockdown e il coprifuoco abbiano effetto sul contenimento dei contagi? Pare proprio di no (e vedi anche qui). Dall'ossevazione dell'andamento ciclico/stagionale della curva dei contagi e dal confronto fra lo sviluppo di tale curva nei diversi Paesi, pur in presenza di misure di contenimento draconiane o pressoché inesistenti.


Alla luce di quanto precede, quale sarebbe il senso di imporre un "passaporto vaccinale"? Se il vaccino non inibisce né il contagio né la trasmissione del virus, quale nulla osta dovrebbe fornirsi con questo documento, senza il quale il cittadino può essere privato della sua libertà di movimento e di accesso a determinati servizi? Ancora, di fronte a tali constatazioni, come può avere senso pensare di inoculare il vaccino a soggetti che per età e situazione clinica non corrono alcun rischio statistico di contrarre il virus in forma aggressiva? Come si può pensare di vaccinare bambini e ragazzi, il cui sistema immunitario è in grado di resistere da solo al virus, con un siero sui cui effetti a medio e lungo termine non si sa assolutamente nulla?

Se poi il rischio di contagio all'aperto è statisticamente irrilevante, che senso hanno le restrizioni a cui siamo sottoposti, perché le persone girano per strada con la mascherina anche in assenza di situazioni di assembramento? Perché si insiste col demenziale criterio delle zone colorate, delle chiusure forzose di tante attività, con l'imposizione assurda del coprifuoco?


Queste e altre domande sono, non solo legittime, ma doverose. Non porsele, delegando ad altri con cieca fede ogni valutazione, anche in spregio a oggettive situazioni contraddittorie o anche solo dubbie, è un atto gravissimo di ignavia e rassegnazione, che sarà foriero di conseguenze nefaste e probabilmente non reversibili.


Più della montante volontà di porre continue e spesso demenziali limitazioni all'esercizio delle nostre libertà, mi spaventa l'abdicazione alla volontà di affrontare contraddizioni e criticità della "nuova normalità" impostaci. Quelle "bizzarre e frequenti sospensioni del pensiero razionale" a cui in tanti decidono deliberatamente di abbandonarsi, per paura della malattia, per partito preso o per il timore di essere stigmatizzati come stravaganti, ignoranti o paranoici.


Federica Poddighe (7 maggio 2021)

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