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La distorsione della scienza (rileggendo Overy)



Il breve brano che segue è tratto da "The Morbid Age", saggio di Richard Overy. Parla del rapporto fra scienza e società nel Regno Unito fra le due guerre mondiali, ma gli spunti che offre troviamo siano estremamente attuali. E capaci - cosa non comune - di suscitare vaste riflessioni nella lettura critica del contemporaneo. Grazie a Maurizio Cocco.



Il rapporto fra scienza e società durante gli anni fra le due guerre ebbe un carattere particolare. C'era una diffusa fiducia nelle possibilità scientifiche e anche una convenzionale accettazione che rappresentasse qualche forma di verità assoluta. Lo "scientismo" - l'idea che la scienza applicata razionalmente potesse risolvere problemi sociali e politici - era al suo massimo e vari scienziati erano felici di assecondare queste aspettative. Il risultato fu spesso una appropriazione poco sofisticata di sviluppi scientifici che erano nella migliore delle ipotesi provvisori o contradditori.


Cyril Burt, commentando The Social Function of Science di J.D. Bernal, pubblicato nel 1939, osservò che nonostante questa fosse una "età di scienza", non era un'età di "persone scientificamente orientate"; il pubblico trattava la ricerca scientifica seria con "indifferente ignoranza" e da questa traeva solo ciò che voleva sentirsi dire. Lawrence Jacks, scrivendo su "The Listener" nel 1938, pensava che il fraintendimento popolare della scienza andasse superato se si intendeva "salvare la civilizzazione dalla rovina", e aggiungeva: "le citazioni errate in tema di scienza sono comuni tanto quanto le citazioni errate dalle sacre scritture". Il divario fra comprensione popolare della scienza e la realtà della ricerca scientifica spinse Joseph Needham a coordinare un libro nei tardi anni trenta sulla "Distorsione della scienza a fini politico-economici", che copriva anche, in aggiunta al campo di competenza di Needham delle scienze biologiche, anche i temi della sociologia, della teoria della razza, della matematica, della fisica e della tecnologia. Ma era anche possibile per gli scienziati essere incompetenti nel campo della politica e delle politiche sociali. Lowes Dickinson riteneva che gli scienziati di sua conoscenza fossero "più violenti e irragionevoli degli altri uomini", e anzi peggio perché "oltre avere dei pregiudizi, presuppongono che il loro essere uomini di scienza dia ai loro pregiudizi valore".


Certo, molti scienziati non furono coinvolti nella vita pubblica, né distorsero le loro ricerche a fini scientifici. Sembravano parlare con una lingua biforcuta solo perché esisteva una reale incertezza intellettuale praticamente in ogni campo di ricerca, dall'astronomia alla zoologia. La ricerca scientifica d'avanguardia era instabile e tentennante, un lavoro in corso, e i suoi valori erano in generale più strettamente utilitaristici. Pochissima letteratura scientifica poteva essere compresa dall'uomo comune, a meno che non venisse presentata in una forma accessibile, ed era qui che la scienza giocava la sua parte nel dare sostanza all'ansia sociale, rendendo argomenti complessi in un linguaggio ingannevolmente semplice. Allo stesso modo, l'alone di mistero e di incertezza che copriva gran parte della scienza avanzata aveva l'effetto di generare incertezza nel più vasto pubblico che afferrava subito apparenti soluzioni o deplorava quelle scoperte che aprivano a conclusioni poco gradite, che apparivano essere tante.



Richard Overy, The Morbid Age, 2009.

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