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I podestà del virus e l'emergenza infinita



Quando la destra scimmiotta la sinistra e la sinistra scimmiotta la destra, pure le metafore cortigiane perdono di significato; pare perciò più appropriato dire che i sindaci italiani, costretti ormai da tempo dal patto di stabilità e affini al ruolo di tagliatori di nastri, si sono mostrati negli ultimi due anni più speranzosi di Speranza.


Il ministro della Malattia, infatti, unico politico italiano a indossare la mascherina FFP3 - segno che non voglia soltanto mostrarsi attento alle telecamere, ma che abbia una sincera paura di ammalarsi - ha affrontato questa crisi come il suo nome comanda: nella speranza di. Chiudiamo quindici giorni, nella speranza di abbracciarci nuovamente; chiudiamo per tre mesi, nella speranza di eradicare il virus; diamo alle stampe un libro autocelebrativo e trionfante, nella speranza che sia finita; vacciniamo gli anziani, nella speranza che

così ne saremo fuori.


Nell'Italia dove tutto è autonomo, gli enti locali, le regioni, le scuole, tranne il pensiero, il potere centrale ha imposto da subito delle restrizioni, dando la possibilità alle autorità locali non di limitarle, ma di estenderle. Abbiamo quindi assistito a sindaci che hanno chiuso i parchi quando questi ancora potevano stare aperti, che hanno vietato di fumare all'aperto; a presidenti di Regione che hanno tenuto chiuse le librerie quando il Governo dava loro via libera; perfino ad amministratori di condominio che hanno imposto l'uso della mascherina nelle scale.


Il sindaco di Cagliari si è subito fatto notare per avere affisso dei cartelloni terroristici in giro per la città nel marzo 2020 il cui senso profondo era che le nostre passeggiate, corsette, spese superflue erano la causa diretta della morte dei nostri cari. Oggi ritorna invece alle cronache perché si unisce ai suoi colleghi che hanno deciso, nonostante le zone bianche, nonostante l'enorme percentuale di vaccinati, nonostante non esista una sola pubblicazione scientifica che ne supporti l'utilizzo, di imporre l'uso delle mascherine all'aperto nelle vie più trafficate della città.




La cronaca detta un po' gli esempi, oggi è Cagliari, ma ieri era la Roma del “senso unico pedonale”, però si comprende dove si vuole andare a parare, perché il brodo culturale del Draghistan è il rimasuglio decadente dell'Italia renziana, quella del “fare”. Non importa cosa, l'importante è fare qualcosa. Noi diciamo no ai professionisti del non si può fare, tuonava l'ex premier ridotto oggi a vassallo.


Nel 2009, la pandemia di influenza suina spinse il governo egiziano a uccidere tutti i maiali presenti nel suo territorio: un provvedimento completamente inutile, dato che i maiali venivano mangiati solo dalla comunità copta, che è isolata rispetto al resto del Paese. Era però importante fare qualcosa, così da mostrare di non essere inerti di fronte alla minaccia. L'ideologia della sicurezza, la subordinazione di ogni valore alla protezione della vita nel senso biologico del termine, impone il rifiuto degli eventi naturali e dell'impotenza umana di fronte a questi. Così, negli spazi lasciati loro liberi, i sindaci decidono di mostrarsi attivi, di rendere noto il loro contributo al bene morale.


Nel comunicato con il quale annuncia la nuova ordinanza, il sindaco di Cagliari sostiene che non conosciamo l'impatto delle nuove varianti (giustamente al plurale, perché ce ne sarà sempre una nuova) e che dobbiamo evitare di finire in zona gialla. A questo scopo si prende quindi un provvedimento privo di alcuna efficacia, sconfessato anche dai più ortodossi difensori dell'emergenza (il ministro in primis, che infatti non le impone a tutta Italia) così che se mai l'epidemia dovesse tornare a crescere si potrà dire, come si è fatto finora, noi almeno ci abbiamo provato.


I sindaci in Italia hanno perso qualsiasi ruolo decisionale mano a mano che il potere politico è stato delegato a istituzioni sovranazionali. Sono come i podestà al tempo del fascismo: hanno un ruolo simbolico e le loro ordinanze servono a dare loro una parvenza di potere reale. Lo scorso anno, seppure molti lo dimenticano, le mascherine all'aperto non erano obbligatorie: lo erano solo in caso di assembramento. Quest'anno, invece, a Cagliari, dalle 16 alle 22 nei fine settimana, in alcune vie sarà teoricamente obbligatorio girare mascherati anche se da soli.


Che sia in realtà la pulsione dionisiaca di restituire alla cittadinanza il carnevale del 2021? Questo nonostante la percentuale dei vaccinati in città sia ormai vicina al 90% e gli ospedali siano ben lontani dalle soglie di rischio. La retorica dell'emergenza però funziona così: quando c'è l'emergenza bisogna prendere provvedimenti drastici per risolverla, quando non c'è bisogna prenderli per evitare che torni. Qualcuno sostiene che le leggi vadano rispettate sempre, altrimenti si scivola nell'anarchia. Henry David Thoreau ci ha insegnato che alle leggi ingiuste bisogna invece disubbidire, affinché possano essere abolite. Solo questa strada ci può condurre fuori da questo cattivo infinito.


Maurizio Cocco (2 dicembre 2021)

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