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USA-CINA/1: propaganda di guerra pandemica

ionò.com


Il lockdown come misura inderogabile di contenimento pandemico fa parte dei postulati che la narrazione mainstream ha istituito, senza ammettere contraddittorio, fin dal principio della crisi. Pur senza riscontri scientifici, e con una certa isteria. Perché? In proposito sorgono diverse narrazioni, anche dirette a colonizzare gli insorgenti movimenti anti-restrizioni, destinati a crescere col prolungarsi dei blocchi e col divampare della crisi socio-economica. In particolare, prende corpo negli USA il solito copione bicromatico che vuole la Cina all'origine del golpe pandemico globale. Il che non impedisce a Biden di cavalcare la pandemia per conto di potentati ben noti, mentre però addita il gigante orientale come obiettivo di una nuova strategia della tensione. Ne restano ovviamente occultati gli stretti legami fra élite occidentali, intelligence statunitense e istituzioni come il celebre laboratorio di Wuhan, mentre si prepara uno scenario propagandistico pericoloso. Vogliamo proporre interventi che offrano punti di vista diversi su questa intricatissima questione, a partire da alcune interessanti inchieste pubblicate su MintPress dal giornalista Raul Diego. Quella che qui riportiamo per ampi stralci - The Disarticulation of Pandemic War Propaganda - verrà pubblicata in tre parti.



Una scheda informativa, ora cancellata, pubblicata dal Dipartimento di Stato USA il 15 gennaio 2021, afferma che per oltre un anno «il Partito Comunista Cinese ha sistematicamente impedito un'indagine trasparente e approfondita sull'origine della pandemia di Covid-19». Questa pubblicazione ufficiale si concentra sul Wuhan Institute of Virology (WIV), il controverso laboratorio di ricerca nella provincia cinese di Hubei, che è stato oggetto di meritati sospetti per il suo lavoro sulle malattie zoonotiche trasmesse dai pipistrelli, come la SARS-CoV-2. La missiva del Dipartimento di Stato, però, tralascia lo stretto legame che questo particolare laboratorio ha con le istituzioni scientifiche americane, e con un gruppo affiatato di individui direttamente legati all'apparato di intelligence e all'establishment della biodifesa degli USA. La ricerca sul guadagno di funzione (GoF) presso il laboratorio cinese, finanziata nel 2014 dal direttore del National Institute of Allergies and Infectious Diseases Anthony Fauci, non è che un esempio. [...] Legami più profondi e inquietanti con aziende come Ecohealth Alliance - finanziata dall'United States Agency for International Development (USAID) - sono stati messi in luce da giornalisti indipendenti come Same Husseini e altri. I quali hanno rivelato la stretta relazione fra il laboratorio di Wuhan e persone come David R. Franz, ex comandante di Fort Detrick (ossia della principale struttura di bioguerra e biodifesa negli Stati Uniti nonché origine delle spore di antrace utilizzate nei famigerati attacchi all'antrace del 2001). E nel luglio 2020, chi scrive ha condotto un'indagine sul nesso tra la Defense Advanced Research Project Agency (DARPA), USAID e la ricerca sulle malattie zoonotiche in Asia.


Recentemente alcuni di questi fatti sono trapelati sul mainstream come ipotesi di una «fuga di laboratorio» (cioè suggerendo che l'agente patogeno SARS-CoV-2 sia fuggito da un laboratorio cinese). E mentre l'idea di un «insabbiamento» da parte delle autorità cinesi viene diffusa da programmi televisivi di prima serata come 60 Minutes - che ha promosso l'idea secondo cui la Cina starebbe «armando» la pandemia - sta emergendo tutta una narrazione, ben attenta a non attirare l'attenzione sui legami tra le istituzioni scientifiche americane e le loro controparti cinesi. Narrazione che non è nuova ed è rimasta persistentemente sullo sfondo da quando è stata dichiarata la pandemia. Ma con l'ingresso dell'amministrazione Biden c'è una rinnovata spinta a diffamare la Cina. A metterla direttamente nel mirino quale prossimo grande nemico dell'America, come è avvenuto con l'Unione Sovietica che ha dominato la politica estera americana e l'intervento del capitale globale per mezzo secolo. Dalle notizie secondo cui la Cina starebbe tentando di «rubare» il DNA degli americani attraverso aziende connesse con l'esercito cinese, a tropi razzisti borderline sui mercati della Cina, si stanno tessendo prevedibili trame per inaugurare un nuovo ordine globale basato sul cosiddetto stakeholder capitalism. Questa rivisitazione dello sfruttamento capitalista si baserà su sistemi di identificazione biometrica legati ai mercati finanziari attraverso il fiorente Internet of Things (IoT) abilitato all'Intelligenza Artificiale, le città "intelligenti" e le tecnologie blockchain.

In questa inchiesta in più parti, sezioneremo un audace documento propagandistico intitolato The Chinese Communist Party's Global Lockdown Fraud pubblicato su Medium, che ha fatto il giro dei social media pretendendo di dimostrare che dietro i lockdown globali e, implicitamente, dietro la pandemia stessa, ci sia il Partito Comunista Cinese. La «lettera aperta», corredata da un gran numero di note, è indirizzata all'FBI e chiede una «indagine federale accelerata sulle frodi scientifiche nelle politiche di salute pubblica covid-19». Il documento in 10 punti sfrutta le paure diffuse e le difficoltà economiche che molti stanno subendo a causa degli onnipresenti blocchi e delle relative politiche adottate dai governi di tutto il mondo sulla scia della crisi pandemica. MintPress sezionerà ogni punto per rivelare gli argomenti fallaci che lo sostengono [...]. La seconda parte dell'inchiesta si concentrerà su come i lockdown e la campagna per demonizzare Xi Jinping e la Cina, in realtà, siano entrambi progettati per servire gli obiettivi dello stato di sicurezza nazionale USA e dei suoi partner nella corsa alla "supremazia" nel campo dell'Intelligenza Artificiale, fornendo lo sfondo perfetto per la rapida scalata al 5G e ad altri elementi dell'infrastruttura informatica - come sensori e centri di aggregazione dati - necessari per far emergere la cosiddetta "Quarta Rivoluzione Industriale" e implementare le dinamiche dello stakeholder capitalism destinato a sostenerne l'economia. La pioneristica ricercatrice e attivista Alison McDowell, che ha mostrato sul suo blog quali corporazioni e individui stanno gettando le basi per questa nuova modalità di accumulo e sfruttamento del capitale, ha parlato con MintPress dei programmi agghiaccianti, già in atto e in lavorazione, per produrre i primi modelli su larga scala di un fiorente mercato del capitale umano che, al confronto, farà sembrare pittoresche le piantagioni di schiavi dell'America settecentesca.


La lettera aperta contro la Cina


L'analisi degli autori della lettera aperta esordisce con questo argomento: a seguito dell'adozione cinese di un lockdown sulla città di Wuhan, dopo che il nuovo coronavirus era stato ufficializzato come una minaccia per la salute pubblica dalle autorità cinesi, lo Stato comunista, grazie a una presunta presa di ferro sull'OMS, avrebbe potuto trasporre subdolamente le sue misure draconiane sul resto del mondo. Citando un'affermazione del rappresentante dell'OMS in Cina - tratta da una conferenza stampa tenuta a Wuhan il giorno stesso in cui veniva emesso l'ordine del lockdown - gli autori definiscono l'azione intrapresa dal governo centrale cinese «senza precedenti» riguardo alla storia americana. Posizione incontestabile e ovvia, visto che mettere in quarantena «una città di 11 milioni di persone» è una cosa effettivamente mai fatta in nessun'altra parte del mondo. Citando poi lungamente la decisione di un giudice federale in Pennsylvania, che ha invalidato le restrizioni Covid di quello Stato per motivi costituzionali, i nostri riescono a connettersi ad un sentimento crescente tra gli americani e certamente fra i tanti che in tutto il mondo ritengono eccessivi i blocchi e le altre invasive misure sanitarie. Se si fossero concentrati solo sugli effettivi limiti costituzionali posti dal sistema giudiziario americano, e su come quel tipo di misure abbia potuto essere messo in atto qui in primo luogo, gli autori di questa filippica sarebbero stati più credibili.


Invece lo schema serve a mascherare una condanna contorta e politicamente connotata di Xi Jinping e del suo presunto lacché, il Segretario Generale dell'OMS, dr. Tedros Adhanom: insieme, sarebbero stati in grado di indurre tutte le nazioni occidentali ad attuare blocchi sulle proprie popolazioni. L'ascesa di Adhanom al vertice dell'OMS è, dagli autori dell'articolo, interamente attribuita all'influenza della Cina: una narrazione opportunamente allineata a quella già promossa da grancasse dell'establishment come la rivista Foreign Affairs del CFR, che ha contribuito a gettare le basi di questa trama nell'estate del 2020 con un pezzo intitolato China's Troubling Vision for the Future of Public Health. Dipingere la Cina come il cattivo quando si tratta di misure sanitarie globali è un disegno in lavorazione da tempo. La spinta a istituire un regime globale di biosicurezza per sostenere i prossimi mercati dei capitali umani - immaginati dal fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum Klaus Schwab e compagnia - ha bisogno di un antieroe per riuscire.


La lettera, insomma, è solo uno dei tanti esercizi destinati a un pubblico credulone, più impressionato dal volume delle note a piè di pagina che dal contenuto reale. Dopo un'introduzione malriuscita, gli altri argomenti diventano ancora più inconsistenti. E forse nessuno lo è più di quello che segue subito il botto d'apertura: una visita di Xi Jinping all'Imperial College di Londra nel 2015 - per annunciare un progetto di ricerca collaborativa su «nanotecnologia, bioingegneria... e salute pubblica» tra UK e Cina - lascerebbe chiaramente presagire un altro colpo di stato sanitario da parte della superpotenza asiatica. Citando uno studio pubblicato cinque anni dopo, che riporta l'efficacia «iniziale» del distanziamento sociale nella lotta contro la malattia, gli autori insinuano che, di nuovo, la Cina ha battuto l'Occidente introducendo l'idea del distanziamento sociale. Eppure l'amministrazione Bush discuteva di distanziamento sociale e di altre analoghe misure di controllo sanitario alla Casa Bianca già nel 2003. L'ex assistente speciale del presidente George W. Bush - nonché director senior per la biodifesa nel Consiglio di Sicurezza Nazionale - dr. Rajeev Venkayya - afferma di aver elaborato lui stesso il concetto in questo briefing press virtuale con i CEO di Big Pharma nel marzo 2020. [...]

Gran parte della tesi della lettera ruota attorno all'audace presupposto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità non sia altro che un'appendice del Partito Comunista Cinese. Una volta accettata questa premessa, il resto dell'intruglio scende piuttosto liscio. Dalla corsa a produrre abbastanza ventilatori per curare i pazienti ospedalieri, alla controversia sui protocolli di test PCR, all'idea del contagio da parte degli asintomatici, tutto, secondo gli autori, è provenuto dalle viscere del leviatano dalla coda rossa in Oriente.

Per quanto riguarda i ventilatori, gli autori proclamano che la Guida OMS del marzo 2020 agli operatori sanitari - quella che raccomandava di «passare rapidamente alla ventilazione meccanica come intervento precoce per il trattamento dei pazienti covid-19» - si basava su una ricerca cinese, che prescriveva «ventilazione meccanica invasiva» come «prima scelta per le persone con difficoltà respiratorie da moderate a gravi». Le omissioni sono eloquenti: in realtà il documento citato in riferimento alla guida dell'OMS si riferisce chiaramente a pazienti affetti da sindrome da distress respiratorio acuto. Sindrome mai menzionata nella lettera, la quale dunque suggerisce al lettore che si parli di qualunque infettato da Covid. Inoltre, quel documento distingue tra le linee guida cinesi in vigore, che raccomandavano una tecnica nota come cannula nasale ad alto flusso (HFNC) o altri metodi di ventilazione non invasiva, e la raccomandazione dell'OMS di «passare alla ventilazione meccanica invasiva [se l'ossigenoterapia standard fosse fallita]». E anche a proposito del recente scandalo sulla soglia del ciclo di test PCR, la Guida dell'OMS funge da punto di partenza. Ma dei tre studi cinesi presumibilmente «citati» dall'OMS, solo uno si occupa dei cicli di test PCR, e smentisce le affermazioni degli autori della lettera, poiché si affida alle linee guida dell'OMS per condurre i test di laboratorio che hanno portato la soglia da 37 a 40. Gli altri due studi riguardano rispettivamente le caratteristiche cliniche del virus e l'indagine molecolare e sierologica dei pazienti con il virus.

Gli autori sfiorano acque torbide da cui sanno di dover stare alla larga. La prima questione, in particolare, rappresenta un vaso di Pandora che scatenerà solo una raffica di connessioni con la mafia globale della bioguerra di cui si è già parlato nella serie Engineering Contagion (di cui chi scrive è coautore), che risale indietro di decenni e punta i riflettori su alcuni degli angoli più oscuri dell'emergente stato di biosicurezza. Il riferimento della lettera è infatti al protocollo Corman-Drosten, utilizzato nel più comune test PCR disponibile, che è stato sviluppato con «sequenze genomiche in silico (teoriche) utilizzate per creare il loro protocollo PCR da scienziati cinesi tra cui Yong-Zhen Zhang e Shi Zhengli, direttore del WIV». Questa menzione - solo accennata - di una delle figure centrali e dei laboratori di ricerca nell'intera narrazione Covid19 lascia trasparire una certa riluttanza a occuparsi ulteriormente del WIV e delle sue strette connessioni con i circoli sanitari, scientifici e di intelligence americani (compresi i finanziamenti diretti del NIAID di Fauci citati all'inizio). Tali collegamenti, tuttavia, vanno ben oltre alcuni contratti di ricerca: riguardano il vero lavoro di laboratorio svolto per decenni sui coronavirus prodotti dai pipistrelli, in collaborazione con agenzie come NIH, DARPA e USAID. Shi Zhengli, alias ̈Bat Woman ̈, è stata protagonista della scoperta iniziale del virus, nonché la prima a indicare il proprio laboratorio (e il proprio governo, per inferenza) come origine del virus stesso, quando ha pubblicamente ammesso la possibilità che l'agente patogeno fosse sfuggito al laboratorio del WIV per caso. Di più: praticamente tutta la ricerca sul coronavirus condotta al WIV è legata a USAID ed EcoHealth Alliance, organizzazione no profit che ha collaborato con l'agenzia statunitense per raccogliere decine di migliaia di campioni di coronavirus da siti del sud-est asiatico attraverso un programma chiamato PREDICT. Programma decennale (terminato nel 2019) che, come suggerisce il nome, faceva parte di un'iniziativa per sviluppare metodi di allarme rapido per rilevare agenti patogeni virali: un progetto che seguiva da vicino le orme dell'analogo PROPHECY, creato presso il DARPA da Michael Callahan, a sua volta pienamente coinvolto anche nella ricerca sul coronavirus nel sud-est asiatico. Un recente editoriale del Washington Post ha rivelato che il WIV detiene il più importante database di coronavirus da pipistrello in Cina, con 22.000 campioni di virus tra cui oltre 100 sequenze inedite. EcoHealth Alliance, sia tramite PREDICT sia lavorando direttamente col WIV, ha contribuito a raccogliere la maggior parte degli agenti patogeni contenuti in quel database. Secondo le informazioni fornite da DRASTIC, un team indipendente di ricercatori e scienziati che ha studiato il database WIV, EcoHealth Alliance ha collaborato alla raccolta della stragrande maggioranza dei campioni di coronavirus per il laboratorio. E il suo presidente, Peter Daszak, ha partecipato a numerosi studi sul coronavirus da pipistrello finanziati dagli USA insieme al WIV. Il ruolo di Daszak nella narrativa emergente sulla Cina e sulla pandemia è a dir poco problematico, dato che lui fa parte del team investigativo dell'OMS sull'origine Covid-19 - che ha iniziato il suo lavoro in Cina il 6 febbraio - e presiede anche la Task Force sulle origini Covid-19 della rivista The Lancet. Ma nessuno di questi sostanziali conflitti di interesse è menzionato dagli autori della lettera nelle loro ipocrite invettive verso il Partito Comunista Cinese, in quanto indebolirebbe gravemente la loro tesi. Dopotutto, come spiegherebbero il fatto che le istituzioni americane non solo hanno svolto un ruolo di primo piano nella raccolta di 10.000 coronavirus da pipistrello tramite PREDICT, ma hanno anche finanziato gran parte della ricerca, compresi gli studi GoF del NIAID di Fauci? Rispondere a queste domande non può che far luce sugli ampi legami tra il WIV e i massimi vertici dell'establishment scientifico occidentale.

Rovistando la letteratura dell'OMS per affermare che la nozione di diffusione asintomatica sarebbe provenuta dalla Cina, gli autori si focalizzano sulla citazione di un briefing scientifico del luglio 2020 dove si legge: «I primi dati dalla Cina suggerivano che le persone senza sintomi potessero infettare gli altri». I dati in questione provenivano da una missione congiunta OMS-Cina che - come si legge nel rapporto cui fa riferimento il documento citato nella lettera - «era composta da 25 esperti nazionali e internazionali provenienti da Cina, Germania, Giappone, Corea, Nigeria, Russia, Singapore, USA e OMS. La missione congiunta era guidata dal dr. Bruce Aylward dell'OMS e dal dr. Wannian Liang della Repubblica Popolare Cinese». Inoltre, nello stesso briefing di luglio, vengono citati diversi rapporti da fonti occidentali per dimostrare della diffusione del virus da parte degli asintomatici: tra questi, uno studio condotto da scienziati presso i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie COVID-19 Emergency Response (Atlanta) e uno studio condotto a Singapore, che fa riferimento al documento di Atlanta. In verità la lettera stessa cita anche una serie di studi occidentali secondo i quali si stava verificando una diffusione asintomatica, ma gli autori inspiegabilmente li giustificano come «dubbi» o giudicano quelle scoperte «considerevolmente indebolite» e, per qualche motivo, incapaci di contribuire alla giustificazione dei blocchi in Occidente che - insistono - siano da attribuirsi a responsabilità cinesi. La diffusione del virus da parte degli asintomatici - definiti come «persone infette da COVID-19 che non sviluppano sintomi» - confermata dal laboratorio, è stata praticamente respinta dall'OMS in un rapporto pubblicato nell'aprile 2020, in cui l'organizzazione ammette che, nonostante «casi asintomatici siano stati segnalati come parte degli sforzi di tracciamento dei contatti in alcuni paesi», non ci sono stati "[casi documentati di] trasmissione asintomatica». Infine la narrazione diffusa circa gli asintomatici è stata messa a tacere proprio da uno studio cinese nel dicembre 2020, in cui uno screening di massa di 10 milioni di persone ha concluso che le persone asintomatiche non sono infettive. [...] Gli autori si impegnano nello schema stanco e familiare già visto nel 2016, quando la Russia è stata accusata di aver condotto una massiccia campagna sui social media in grado di favorire l'elezione di Donald Trump. Inoltre, non solo accusano la Cina dello stesso tipo di bombardamento di meme capace di trasformare l'acqua in vino, ma hanno anche l'audacia di ritrarre i giganteschi organi di informazione mainstream, dal New York Times al Washington Post, come vittime indifese di una vasta macchina di propaganda statale cinese. In conclusione, il documento elenca scienziati, politici e alcuni attivisti considerati complici inconsapevoli della minaccia asiatica o sostenitori assoluti del Partito Comunista Cinese nel suo macabro impegno a governare il mondo attraverso una dittatura sanitaria totalitaria.

Un recente scandalo in Germania dimostra fino a che punto i leader occidentali, completamente liberi dall'influenza cinese, si siano spinti per giustificare i blocchi e altre restrizioni. Le email ottenute nel corso di una causa legale hanno rivelato che gli scienziati del Centro nazionale di controllo delle malattie e di una serie di istituzioni accademiche sono stati incaricati dal Segretario di Stato al Ministero dell'Interno tedesco, Markus Kerber, di «sviluppare un modello sulla base del quale potessero essere pianificate misure preventive e repressive» all'inizio della pandemia a marzo. Gli scienziati hanno lavorato a stretto contatto con il Ministero e in soli quattro giorni hanno elaborato un documento distribuito in segreto ad altri membri del governo, contenente uno worst scenario che prevedeva un milione di morti se l'attività sociale non fosse stata drasticamente frenata.

I blocchi, il distanziamento sociale e l'imposizione delle mascherine hanno avuto gravi conseguenze socioeconomiche per milioni di persone che stanno assistendo all'erosione delle loro libertà civili, dei diritti umani e persino della salute mentale. Ma suggerire che il governo cinese abbia orchestrato quella che evidentemente è stata una risposta coordinata da praticamente tutte le nazioni del mondo è, nella migliore delle ipotesi, fuorviante. Considerando che il Pentagono si è ritirato dagli sforzi controinsurrezionali in luoghi come l'Afghanistan e si sta «preparando a un conflitto ad alta intensità» contro la Cina e altri Stati nazionali, è nostro dovere prepararci contro l'assalto della propaganda che ci sta guidando per giustificare un altro secolo di guerra perpetua.


[1 - continua. Traduzione a cura di Gavino Piga]

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