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Michel Chossudovsky: la crisi e quello che ci aspetta



Riportiamo la trascrizione dell'intervista a Michel Chossudovsky realizzata dalla regista Maya Nogradi e doppiata in italiano per Pangea, programma di politica internazionale a cura del CNGNN (Comitato No Guerra No Nato, Italia) in collaborazione con Global Research (Centro di Ricerca sulla Globalizzazione, Canada). L'intervista in italiano è visibile integralmente su DavveroTV.


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Professor Chossudovsky, è un piacere riaverla qui con noi. Volevo farle alcune domande sul suo libro "The 2020 Worldwide Corona Crisis" . In questo libro lei parla di una «depressione economica ingegnerizzata». Potrebbe spiegarci questa analisi in dettaglio? Che cosa vuol dire che la crisi è stata pianificata?


Vi racconto la cronologia di alcuni eventi-chiave. Il 30 gennaio 2020 l'OMS ha dichiatato un'emergenza globale. Non la chiamavano «pandemia». La chiamavano «emergenza di salute pubblica a livello internazionale». Ora, in quel momento c'erano solo 86 casi fuori dalla Cina, su una popolazione di 6 miliardi e 400 milioni. Questa non costituiva un'emergenza di salute pubblica a livello internazionale, come la definiva l'OMS. Assolutamente no. C'erano 86 casi di cui circa 4 o 5 negli USA. Il giorno dopo, quando il presidente Trump ha dichiarato il congelamento dei voli verso la Cina, si è aperta una crisi del trasporto aereo, e questa è stata la prima fase. Ora passiamo alla seconda: la crisi finanziaria. Il 20 febbraio il dottor Tedros, direttore generale dell'OMS, ha fatto un'altra dichiarazione, nella quale insinuava: "Siamo in una situazione molto pericolosa, c'è ancora tempo per agire ma dobbiamo fare in fretta, potremmo dover dichiarare una pandemia". Questo era il succo del suo discorso. E quanti casi c'erano in quel momento nel mondo? 1078. Su una popolazione di 6 miliardi e 400 milioni fuori dalla Cina. Queste cifre non giustificavano un'emergenza di salute pubblica di quella portata (e inoltre c'era la questione di come venivano stimati quei 1078 positivi). Ma cosa succede il giorno dopo? Si verifica il più grande crollo finanziario della storia mondiale. Crollo generato dalla dichiarazione del direttore generale dell'OMS.

Non hanno menzionato il fatto che c'erano soltanto poco più di mille casi nel mondo fuori dalla Cina: una cifra molto bassa, mentre la situazione in Cina stava addirittura migliorando. Ma proprio in quel momento avviene il crollo finanziario, caratterizzato da azioni fraudolente da parte degli hedge funds e delle maggiori istituzioni finanziarie. E c'è una massiccia redistribuzione della ricchezza: in altre parole, molti hanno perso tutti i loro risparmi, molte aziende sono fallite. Non c'erano le basi per il verificarsi di quel crollo finanziario. I grandi media ci hanno detto che era innescato dal virus, ma questa è una bugia. Il virus non può influenzare le variabili economiche. C'è stato un assalto speculativo da parte di istituzioni finanziarie molto potenti. Vi ricordo che la Gates Foundation ha investito circa il 60% del suo capitale nel mercato azionario. In verità, quello che è successo è che la riunione dell'OMS ha avuto un impatto sui mercati azionari. Senza dubbio molte persone in posizioni alte nell'establishment finanziario erano già a conoscenza di ciò che il direttore generale dell'OMS stava per dire, ed erano in grado di prepararsi. Questa si chiama insider information; è foreknowledge: conoscenza in anticipo. Essa ha giocato un ruolo enorme nel modo in cui il mercato azionario è crollato il 21 e 22 febbraio (e il crollo è durato per un'intera settimana).

La terza fase è iniziata l'11 marzo, data che ha avuto un impatto maggiore perché è stata colpita l'economia reale: in questa data l'OMS ha ufficialmente dichiarato lo stato di pandemia. La dichiarazione era basata su qualcosa come 40.000 casi fuori dalla Cina, ed è stata accompagnata dall'istruzione data a 193 Paesi di attuare il lockdown. Che vuol dire in realtà chiusura dell'economia di tutti questi Paesi: poiché la gente non va a lavorare, l'intero funzionamento dell'economia è paralizzato. Quindi in un colpo solo, l'11 marzo, l'economia globale - l'economia del pianeta Terra - è stata, in un certo senso, destabilizzata. Queste sono le tre fasi distinte che evidenzierei, ma chiaramente si tratta di un processo molto complesso.


Sì, è un processo complesso ma, come ha accennato anche lei, sembra abbastanza chiaro che i super ricchi - chiamiamoli così - non abbiano davvero sofferto per questa crisi economica. Potrebbe spiegarci questo fenomeno? Inoltre lei ha menzionato la redistribuzione della ricchezza, e anche nel suo libro parla di appropriazione e redistribuzione della ricchezza e di arricchimento dei super ricchi: potrebbe spiegarci queste espressioni con qualche esempio, e in particolare la differenza fra capitale finanziario ed economia reale? Cosa sta succedendo? Com'è possibile che i super ricchi accrescano sempre più il loro capitale mentre la classe media e l'economia reale sono in crisi? Per quanto complessa sia la situazione, una cosa è chiara: c'è una minoranza che diventa sempre più ricca e una maggioranza che diventa sempre più povera...


Il primo processo di arricchimento è avvenuto durante il crollo finanziario del febbraio 2020. In quel momento i super ricchi - i miliardari - si sono arricchiti essenzialmente attraverso delle operazioni di borsa, direi fraudolente perché basate su una campagna di paura che ha influenzato il mercato finanziario globale e sulla conoscenza in anticipo di ciò che l'OMS avrebbe dichiarato successivamente. Questa è la prima fase dell'arricchimento, e l'aumento della ricchezza è stato documentato: le cifre sono note. La scala dell'arricchimento è enorme. Non avviene attraverso l'economia reale: si arricchiscono semplicemente piazzando degli ordini nei mercati monetari; non contribuiscono a nessun tipo di sviluppo economico.

Ora siamo alla seconda fase dell'arricchimento, ancora in corso, che è iniziata nel marzo 2020. Le misure attuate l'11 marzo non hanno precedenti nella storia mondiale: hanno ordinato ai governi di chiudere le loro economie, formalmente per soccorrere le persone affette da Covid-19. Così la gente è stata chiusa in casa senza poter andare a lavorare, e così via. Ciò ha colpito l'intera economia, in particolare le piccole e medie imprese, letteralmente precipitate nel fallimento. Milioni e milioni di persone sono precipitate nella disoccupazione e nella povertà, e la FAO - l'organizzazione Onu per l'alimentazione e l'agricoltura, con sede a Roma - ha confermato che la crisi ha causato carestie in più di 25 Paesi in via di sviluppo.

Oggi siamo di fronte a un processo in cui interi settori economici nazionali vengono spazzati via. Le piccole e medie imprese in vari settori: in Italia e in Francia, ad esempio, l'industria del turismo è letteralmente distrutta. Ci viene detto che queste misure sono prese per risolvere una crisi di salute pubblica, ma ci dobbiamo porre la domanda: sono giustificate queste misure? Non lo sono. Chiudere l'economia non risolve una crisi di salute pubblica. Al contrario, perché una volta che si chiude l'economia si impoverisce tutta la popolazione e si aumenta la mortalità. La chiusura dell'economia in India ha generato una situazione assolutamente drammatica: milioni e milioni di persone sono colpite dalla carestia. E nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo i lavoratori sono occupati in maggioranza nel settore informale, hanno piccole e medie imprese o lavorano in proprio.

C'è poi un altro aspetto della crisi, che ha un forte impatto non solo sull'attività economica ma su tutti i settori della vita sociale: la chiusura dei musei, delle sale da concerto e di attività analoghe. Niente più sport, niente più matrimoni, perfino niente più funerali: questa è la realtà. Ora, ci dicono che tutto questo è necessario per soccorrere le persone che sono state colpite dal virus, e che la crisi economica è colpa del virus. Ripetiamo ancora: l'11 marzo 2020 c'erano 40.000 casi fuori dalla Cina in tutto il mondo, su una popolazione di 6 miliardi e 400 milioni di individui. Questi numeri non giustificavano le misure prese. E se volessero davvero trovare una soluzione, di certo non la otterrebbero con la chiusura dell'economia: l'attività economica è la base per il sostentamento di tutte le attività umane, incluse la sanità e l'istruzione. Vorrei farvi notare che quelle che chiamano "soluzioni" non sono semplicemente decise dai governi. I governi sono incaricati di attuare le chiusure, ma le decisioni vengono prese dal Forum Economico Mondiale e da potenti centri finanziari. È interessante notare che perfino l'OMS dice che l'isolamento non è la soluzione. Lo stanno dicendo ora, certo, non si sono espressi così a marzo...


In uno dei capitoli del suo libro, lei parla dell'indebitamento globale e della terapia d'urto neoliberale. Ha già trattato con noi questo tema, ma vorremmo saperne di più.

Penso che dobbiamo guardare all'evoluzione della crisi. Al momento, specialmente nei Paesi occidentali, i governi danno dei sussidi alle piccole e medie imprese e alle singole persone che hanno perso il lavoro. Li aiutano con sussidi, interventi straordinari, reti di assistenza sociale. Tutto questo è in gran parte finanziato attraverso un massiccio aumento del debito pubblico. I governi si sono indebitati perché anzitutto non ci sono entrate fiscali: la gente è disoccupata, il governo deve venire in soccorso delle persone che hanno perso il lavoro. Ma i sussidi non sono distriubuiti in modo paritario, e alcune categorie non ricevono nulla o quasi nulla, specialmente se sono lavoratori autonomi. Da tutto questo deriverà quanto segue. A un certo punto la politica dei sussidi sarà abolita, forse in maniera graduale. Essa è stata attuata essenzialmente per far accettare dalla gente le misure prese: le persone la accettano perché ricevono qualcosa in cambio e credono che questa situazione sia temporanea, che sarà normalizzata e che tutto tornerà come prima, ma questo non accadrà. Se non ricordo male, in Italia le piccole e medie imprese andate in fallimento superano le trecentomila, dunque una vasta parte dell'economia è stata letteralmente spazzata via. E non credo che i governi che seguono un'agenda politica neoliberale cambieranno in alcun modo il loro atteggiamento: continueranno (o meglio, saranno costretti a continuare) con le misure di austerità, perché i creditori hanno anticipato i fondi per finanziare tutte queste reti di sicurezza. Vediamo che negli USA la nuova amministrazione Biden ha presentato il suo cosiddetto "piano di stimolo". Analizzandolo attentamente si capisce che non è vero che esso soccorre la popolazione: consiste essenzialmente nell'incanalare i fondi verso i contrattisti della Difesa, verso le Forze Armate; consiste nella privatizzazione dei servizi di assistenza sanitaria, nel finanziamento delle compagnie di assicurazione e così via. Non vedo alcun tipo di prospettiva sociale emergere da questa crisi di indebitamento. L'economia globale è stata, diciamo, in crisi per circa un anno, e non vedo alcun tipo di politica di ripresa di stampo keynesiano. La politica che sarà attuata sarà molto selettiva, fornirà sussidi alle grandi Società per Azioni e probabilmente ad altri settori particolari.

E poi accadrà qualcosa di molto importante. Pensate a tutte le compagnie aeree o alle catene alberghiere che sono fallite. Queste non sono piccole e medie imprese: sono grandi aziende, e potrei continuare la lista. Ci sono veri e propri patrimoni dietro queste aziende. L'establishment finanziario, i miliardari che hanno accresciuto la loro ricchezza nell'ultimo anno - e continuano ad accrescerla - raccoglieranno i pezzi e prenderanno il controllo di queste grandi aziende. Non verranno certo in soccorso delle piccole e medie imprese: raccoglieranno i pezzi più grossi di tutti questi fallimenti, quelli delle compagnie aeree, delle catene alberghiere, e molto probabilmente lo faranno con l'appoggio dei governi. Vi posso assicurare che agiscono con questa strategia: otterranno fondi o crediti dai governi e poi acquisiranno l'economia reale a un costo molto, molto basso.


Grazie mille per la sua analisi, è estremamente preziosa per noi, per capire la situazione, anche se non appare molto incoraggiante...


È un piacere per me essere nel programma. Naturalmente, penso che dobbiamo organizzare e analizzare tutte le informazioni. E penso che le persone debbano unirsi, fianco a fianco, per confrontarsi con i loro governi e con le bugie che stanno dietro a questo progetto. Credo che questo sia ciò che è necessario fare. È una grande crisi nella storia del mondo, una crisi di ogni singolo Paese del pianeta, e i cittadini devono agire dalla base. Devono agire insieme, senza divisioni. Devono riconoscere di essere stati ingannati. Che non c'è assolutamente alcuna giustificazione per queste misure motivate con la protezione della salute pubblica. Per questo dobbiamo neutralizzare la campagna di paura e l'apparato di propaganda che la sostiene nei mainstream media.

(*) Michel Chossudovsky, premiato autore, è professore emerito di Economia all'Università di Ottawa (Canada), fondatore e direttore del Centro di Ricerca sulla Globalizzazione (Montréal), direttore di Global Research, visiting professor in Europa occidentale, Asia sud-occidentale, regione del Pacifico e America Latina. È stato consigliere economico di governi di Paesi in via di sviluppo e consulente di diverse organizzazioni internazionali. È autore di oltre dieci libri, pubblicati in decine di lingue, ed è collaboratore dell'Enciclopedia Britannica. Nel 2014 è stato insignito della Medaglia d'oro al Merito della Repubblica di Serbia per i suoi scritti sulla guerra NATO contro la Jugoslavia.

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