
Fonte: Rubikon.news (qui l'articolo originale)
Schiaccia-pollici, scosse elettriche o waterboarding: è così che ci si immagina comunemente la tortura. Dove invece manca il dolore fisico estremo pensiamo di avere ancora a che fare con Stati civili e liberi. Ma i più trascurano che le attuali politiche legate al corona virus seguono la stessa "logica" della tortura. Al fine di ottenere l'effetto sperato dall'aguzzino, la persona torturata è sottoposta a determinati tormenti, attentamente pianificati e dosati con l'obiettivo di farla cedere. Quando non ci sono maltrattamenti fisici e questo principio è applicato "solo" a livello psicologico si parla anche di "tortura bianca". E chiunque pensi che questa definizione non si applichi alla situazione attuale di chi si oppone alle politiche pandemiche e dei non vaccinati dovrebbe porsi alcune semplici domande: come mi sento in questo momento, e come è cambiato il mio stato d'animo negli ultimi due anni? Che ruolo giocano nel mio benessere le istruzioni e gli insulti di politici, media e privati leali al sistema? La mia intenzione originale – non vaccinarmi, per esempio – ha vacillato di recente? Nel suo contributo, il politologo olandese Kees van der Pijl fa luce sulla storia e la natura di un nuovo tipo di terrore di Stato.

[Segue un estratto dal libro Die Belagerte Welt - Corona: die Mobilisierung der Angst - und wie wir uns daraus befreien koennen di Kees van der Pijl. L'autore, sopra in foto, nato a Dordrecht nel 1947, è stato professore di Relazioni Internazionali presso l'Università del Sussex fino al 2019. È autore di diversi libri, fra cui il recente "The Downing – Flight MH17, Ukraine and the New Cold War". Come attivista contro la guerra, è attualmente membro del Comitato olandese di vigilanza contro il ritorno del fascismo].
Il dichiarato stato di emergenza si basa essenzialmente sulla guerra psicologica. Secondo il giudice italiano Dr. Angelo Giorgianni, si tratta di una nuova forma di terrore da parte dello Stato, in cui si distinguono tre fasi. La prima consiste nel provocare paura e incertezza, il che avviene attraverso la drammatizzazione deliberata della situazione, la denigrazione e il non uso di farmaci disponibili (o addirittura il loro divieto) mentre i medici in prima linea vengono ignorati, e attraverso la privazione delle libertà fondamentali per le persone non malate e l'isolamento dell'economia.
La seconda fase è l'annuncio "messianico" che i vaccini sono in arrivo e che sarà possibile un allentamento dei lockdown una volta che saranno stati somministrati in quantità sufficienti. Ciò suscita nelle persone la speranza che l'assurda situazione in cui si trovano venga presto revocata a patto però che i vaccini arrivino nella quantità richiesta. Le domande sullo sviluppo del virus, sull'effettiva gravità dell'infezione, sulla probabilità di un esito letale e così via vengono messe in secondo piano: solo se arrivano i vaccini, le nostre vite possono tornare alla normalità!
La terza fase consiste nella campagna vaccinale vera e propria, con le nuove terapie geniche. Quando Giorgianni ha rilasciato la sua intervista, solo Israele aveva un programma avanzato per costringere la popolazione ad accettare questi "vaccini". I quali vengono somministrati sulla base di un accordo con il gigante farmaceutico Pfizer: accordo secondo cui Israele comunica alla società quale percentuale della popolazione ha avuto la terapia genica utilizzata, quali effetti collaterali si sono verificati e così via. Ancora una volta, i medici di base vengono aggirati e lo stato adotta misure draconiane per mantenere la campagna in corso negando alle persone non "vaccinate" l'accesso a tutti i tipi di servizi pubblici (1). Nel frattempo, anche Gran Bretagna, Portogallo ed Emirati Arabi Uniti hanno intrapreso la strada della vaccinazione di massa [...]

Il fatto che un giudice italiano parli di una nuova forma di terrore di Stato dev'essere compreso sullo sfondo della strategia della tensione adottata in questo paese nel 1970. I governi che si erano succeduti e le istituzioni statali come i servizi segreti vennero coinvolti nell'esclusione del Partito Comunista dalla partecipazione al governo attraverso omicidi mirati, attentati sotto falsa bandiera e altri atti di terrorismo (2). Lo stesso Giorgianni ha servito come giudice dell'antimafia, altra area in cui pezzi dello Stato hanno collaborato con la malavita. Così, mentre in un paese come l'Olanda un ministro della Salute che dichiara segreti di Stato i contratti con i produttori di vaccini è generalmente considerato – almeno in Parlamento e nei media – avere valide ragioni per farlo, l'esperienza italiana ha lasciato una sfiducia molto più profonda nei confronti dello Stato e dei suoi funzionari. Altri paesi reduci da esperienze con autorità statali che hanno agito sistematicamente in malafede o peggio, secondo Giorgianni, sono l'Uruguay e la Polonia, e ce ne saranno altri che resisteranno all'attuale stato di emergenza (3).
Nella maggior parte dei paesi, tuttavia, la maggioranza della popolazione rimane in gran parte passiva in questo sconvolgimento e si sottomette alla rivoluzione dall'alto, che dovrebbe imporre un capitalismo oligarchico IT, su cui torneremo più avanti. Nel romanzo Il Gattopardo sull'unificazione italiana, esempio chiave di questo tipo di rivoluzione passiva, tutto si riassume con la famosa frase: "Se vogliamo che le cose rimangano le stesse, dobbiamo cambiarle" (4). E, come per altre rivoluzioni dirette dall'alto verso il basso, alla popolazione fu assegnato un ruolo subordinato (in Italia, il movimento garibaldino). Nella crisi Covid, il lockdown vieta qualsiasi attività politica dopo l'abolizione della libertà di riunione e di manifestazione, così come il diritto sovrano di disporre sul proprio corpo è sospeso al fine di far rispettare la vaccinazione obbligatoria. Il fatto che la cancelliera tedesca Angela Merkel denunci le critiche alle misure di lockdown come un "attacco al nostro modo di vivere" può sembrare grottesco, ma dimostra che i governanti e la classe dirigente per la quale svolgono il loro ruolo riconoscono che lo stato di emergenza Covid serve a salvare il nostro particolare ordine sociale (5).
Nel suo libro del 2007 The Shock Doctrine, la giornalista canadese Naomi Klein descrive i due cambiamenti che si verificano in una crisi esistenziale: il passato viene cancellato, una "nuova normalità" prende il suo posto. Questo è stato il caso del Cile e dell'Argentina nel 1970 e dell'Unione Sovietica dopo il crollo del 1991 (6). Lo stesso vale ormai per la "pandemia" di Covid, il che ci riporta al paragone con la tortura, apparentemente tutt'altro che scontato.
Nei manuali della CIA, la tortura ("interrogatorio sotto costrizione") è descritta come una tecnica che mette il prigioniero in uno stato di essenziale disorientamento. L'obiettivo è eliminare la possibilità di resistenza, e lo si ottiene interrompendo la capacità del prigioniero di comprendere il mondo che lo circonda. Questo può accadere bendandolo, mettendogli un sacco sulla testa o esponendolo a luci o musica estreme, violenza fisica, scosse elettriche. Lo studio di Jeff Halper sulle tecniche di Israele per tenere sotto controllo i palestinesi mostra come una popolazione che può potenzialmente reagire diventa una "massa malleabile (...) un campo in declino in cui il dominio diventa possibile" (7).
Infine, Naomi Klein cita la testimonianza di uno psichiatra cileno secondo cui la tortura sotto il regime di Pinochet ha riportato le vittime adulte in uno stato infantile. Le persone diventavano "confuse e disperate, malleabili e pronte a seguire le istruzioni (...) più dipendenti e ansiose" (8). Secondo uno dei manuali della CIA citati, c'è un momento (che può essere molto breve) in cui tutta l'attività mentale è spenta. Klein lo paragona allo shock psicologico o alla paralisi. Questa, a sua volta, sembra un'esperienza traumatica o subtraumatica che fa esplodere il mondo con cui il soggetto aveva familiarità, compresa l'immagine che aveva di se stesso in quel mondo. Dopo quest'esperienza l'interrogato è molto più aperto alle suggestioni e obbedisce molto più facilmente rispetto a prima (9).

La tortura non deve necessariamente avere la forma meccanica che è stata prevalente fino al XX secolo. Già nel 1950, la CIA era alla ricerca di nuovi metodi per imporre l'obbedienza come parte del progetto MKULTRA, ad esempio con l'uso di droghe psicotrope quali l'LSD. Con il pretesto che ai prigionieri di guerra americani era stato "fatto il lavaggio del cervello" nella guerra di Corea, furono ricercati metodi di tortura psicologica incentrati sul disorientamento. Il capo della MKULTRA, l'ingegnere chimico Dr. Sydney Gottlieb, si unì alla CIA nel 1951 e usò le esperienze di guerra dei medici giapponesi e nazionalsocialisti dei campi di concentramento, portandoli in alcuni casi perfino negli Stati Uniti (10) [...] Quando MKULTRA divenne pubblico nel 1980 – secondo Max Parry, un informatore era già morto in circostanze sospette nel 1953 – divenne chiaro che il vero obiettivo era quello di perfezionare la tecnica di tortura.
Naomi Klein cita Alfred McCoy, l'autore di A Question of Terror, il quale scrive che il progetto MKULTRA ha scoperto che le persone possono essere scioccate da una iniziale mancanza totale di stimoli ("deprivazione sensoriale") seguita da un'improvvisa overdose di sensazioni (11). Nel frattempo, le rivelazioni sul trattamento dei "sospetti terroristi" dall'Afghanistan nella base statunitense di Guantánamo Bay a Cuba e gli interrogatori dei prigionieri iracheni nella prigione di Abu Ghraib hanno chiarito che la violenza fisica e l'umiliazione sono davvero difficili da distinguere in questo tipo di trattamento.
Lo shock psicologico che deriva dal dichiarare una pandemia, come la tortura, mira a raggiungere l'accettazione di una "nuova normalità" ed eliminare il giudizio. Una condizione che si ottiene nascondendo informazioni su ciò che sta realmente accadendo, attraverso una comunicazione estremamente unilaterale da parte dei politici e dei media mainstream. Le opinioni dissenzienti - di esperti spesso altamente qualificati - non vengono neppure citate o vengono respinte come "teorie del complotto". Tutto ciò è paragonabile alla deprivazione sensoriale nella tortura psicologica. D'altra parte, la cronaca, inizialmente quotidiana, su "morti" (invece del numero dei defunti), "fosse comuni anonime" e così via, senza che i numeri venissero mai relativizzati, evoca una paura intensa, esistenziale, a sua volta paragonabile all'overdose di stimoli. I requisiti della mascherina, il distanziamento sociale e misure simili, nonsense dal punto di vista medico o addirittura controproducenti, creano un'atmosfera assurda e surreale che colpisce profondamente la psiche delle persone. Una ricerca nei Paesi Bassi ha rilevato che in una donna su tre durante il primo (ancora piuttosto limitato) blocco "la salute mentale si è deteriorata a causa di un aumento di ansia, depressione e disturbi del sonno". Una su dieci pensava alla morte più spesso di prima (12).
Sostengo che l'introduzione della "nuova normalità" nella crisi del Covid-19, pur sembrando una cosa a prima vista diversa, si basa essenzialmente sugli stessi principi e sulle tecniche descritte per indurre disorientamento e perdita di funzioni cognitive. Le rivelazioni sui piani britannici e tedeschi chiariscono che tutto ciò è stato intenzionale. Abbiamo a che fare con l'instaurazione di un potere biopolitico che inizia a livello di governance globale e invade profondamente la sovranità dell'individuo. L'instaurazione di un potere che comporta una serie di forme di violenza, non ultima la brutalità della polizia contro manifestanti che - nonostante tutte le diversità politiche - hanno una preoccupazione comune: la perdita della loro libertà e il desiderio di riconquistarla.
Se ne può concludere che l'imposizione dello stato di emergenza praticamente in tutto il mondo, data l'effettiva portata della "pandemia", è prima di tutto un passo politico preparato, come vedremo, a lungo in una serie di think tank transnazionali, e coordinato da strutture consultive e organizzazioni ufficiali come l'OMS e la Banca mondiale. Sulla base dei loro consigli e istruzioni esplicite, i governi hanno messo le loro popolazioni in una morsa che deve essere mantenuta con tutti i mezzi. Dopo tutto, si tratta della sopravvivenza dell'ordine sociale esistente.
A questo proposito, si può osservare una ripetizione di eventi: molti dei fenomeni che circondano gli attacchi dell'11 settembre 2001 a New York e Washington, nonché la successiva guerra al terrore con relative invasioni e cambi di regime in un certo numero di paesi del Medio Oriente e del Nord Africa - si ripropongono nella crisi Covid. Evidente premeditazione, offensiva propagandistica, soppressione di opinioni e informazioni dissenzienti, "modelli di reddito" per trarre profitto dalle misure, crescenti tensioni nella società: tutto già visto. Lo stesso vale per la campagna anti-Putin dopo la rielezione del presidente russo nel 2012, seguita dal colpo di stato a Kiev nel 2014 e così via.
La "pandemia" di Covid19, però, ha superato di gran lunga tutte le precedenti campagne di paura. Gran parte della popolazione mondiale è stata messa in uno stato permanente di paura che può trasformarsi in panico in qualunque momento se i governanti lo ritengono desiderabile. Intere società vengono demolite. Leggi draconiane che sopprimono le libertà elementari, sospensione delle costituzioni, presa in ostaggio di intere popolazioni: tutto ciò dimostra che la creazione di tanta miseria in nome di un virus temporaneo deve stare al cuore del nostro sistema sociale. Ma il programma implementato (il Great Reset col Build Back Better, lo Screen New Deal o comunque si chiami) non ha nulla a che fare con la salute. Come mostrerò più avanti in questo libro, si tratta del mantenimento del potere da parte di un'oligarchia, la classe dominante transnazionale minacciata da una popolazione irrequieta che chiede una correzione delle assurde disuguaglianze create da un sistema capitalistico ormai economicamente, socialmente ed ecologicamente arenato.
Fonti e note:
(5) Merkel cit. in Flo Osrainik, Das Corona-Dossier, pagina 274.
(6) Naomi Klein, The Shock-Doctrine. L'ascesa del capitalismo dei disastri. Harmondsworth: Penguin, 2007. (7) Jeff Halper, Guerra contro il popolo. Israele, i palestinesi e la pacificazione globale. Londra: Pluto Press. 2015, pagina 180. (8) Klein, Die Schockdoktrin, seite 111.
(9) Ibid., pagina 16. (10) Max Parry, La pandemia globale è un prodotto dell'agenda malthusiana dell'élite e della guerra biologica degli Stati Uniti? Unz Review, 16 marzo 2020 (Online). (11) Klein, The Shock Doctrine, pagina 41.
(12) Clara van den Berg, "Ziek van angst", De Andere Krant, "Covid-1984", 3 (4), pagina 5.
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