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Germania: cronache vere dalla "quarta ondata"



Le dichiarazioni di Spahn (del quale abbiamo parlato già qui), oggi riportate con malcelato compiacimento da tutto il mainstream, sono agghiaccianti. «Entro l'inverno i tedeschi saranno tutti vaccinati, guariti o morti» ha detto il ministro, mentre la grancassa mediatica esaspera da giorni l'opinione pubblica paventando il collasso ormai prossimo del sistema sanitario tedesco. Confortata anche da Angela Merkel, che parla di disastro imminente e di crescita esponenziale dei contagi. Eppure - osserva Paul Schreyer - «la Merkel non menziona il recente incremento del numero dei test eseguiti: da 0,8 milioni nella settimana 41 a 1,6 milioni nella settimana 45», nonostante il quale «secondo l'ultimo rapporto settimanale RKI il tasso di positività dato dai test è cresciuto solo dal 12% al 16%». Cosa c'è di "esponenziale"? si chiede il giornalista, che conclude: «il ragionamento del governo e la scelta delle parole sono apertamente fraudolenti».


Le cronache della quarta ondata che sta mobilitando i governi europei (il nostro su tutti, come sempre) non sembrano insomma essere quelle che leggiamo sui principali organi di stampa. I quali peraltro, esaurendosi nel sensazionalismo di una propaganda unipolare, tacciono sulla realtà di un'ondata molto diversa: quella delle proteste di massa e della distruzione progressiva dello stato di diritto anche nel cuore dell'UE. Per cominciare a scalfire questo muro informativo, riportiamo qui l'intervista all'epidemiologo Friedrich Pürner realizzata da Marcus Klockner per il magazine tedesco Multipolar. Uno squarcio sulla Germania reale.




Friedrich Pürner [nella foto qui sopra] ha lavorato presso l'Ufficio statale bavarese per la salute e la sicurezza alimentare, è stato capo della Taskforce Infectiology Bavaria, Chief Infection Protection Physician e Head of the Department of Epidemiology prima di essere nominato capo dell'ufficio sanitario di Aichach-Friedberg nel 2018 e poi trasferito, nel novembre 2020, in seguito alle sue posizioni critiche verso la gestione governativa della crisi sanitaria (tra le altre cose, Pürner ha criticato l'attendibilità dei test PCR e la loro incidenza sulle decisioni politiche). È autore del libro Diagnose Pan(ik)demie.



Il disastro sta accadendo nel nostro Paese, ora



Pürner, Karl Lauterbach [membro del Bundestag per la SPD, ndt] ha recentemente dichiarato su Twitter: "Tutta la vita pubblica deve essere ridotta al 2G [vaccinati o guariti, ndt]. I controlli con sanzioni, spiacevoli e costosi (...) sono il mezzo centrale. I non vaccinati devono sopportarlo perché, se siamo onesti, giocano anche con la vita degli altri". Lei gli ha risposto che ciò è "disumano". Cosa sta succedendo nel nostro paese?


Nel nostro paese in questo momento sta accadendo un disastro. Ma non per via del corona virus. Se qualcuno avesse previsto la situazione attuale anche solo nel 2019, sarebbe stato portato in psichiatria. Controlli, punizioni, coercizione, pressione, incitamento e odio: questi non sono termini adatti alle misure mediche. La politica - e soprattutto Karl Lauterbach come esperto di panico dei talk show - hanno enormemente diviso la popolazione, incitando e seminando odio. La ragione per cui le dichiarazioni di Lauterbach siano tranquillamente accettate è per me un mistero. Ha perso ogni misura di umanità e decenza.

Un messaggio centrale che è stato sentito più e più volte nelle ultime settimane è: abbiamo una "pandemia di non vaccinati". Jens Spahn ha recentemente dichiarato in un'intervista che per la "quarta ondata" bisogna biasimare i non vaccinati. Che ne dice? E' vero?



Questa affermazione è una completa assurdità, mostra solo l'impotenza nella quale i politici sono bloccati. Chiunque, in una situazione del genere, stia cercando colpevoli anziché soluzioni non ha capito nulla.


Come lo giustifica?


Perché non c'è pandemia dei non vaccinati. Come viene determinata? Su dati stimati? Con i dadi? Si tira a indovinare? Con la sfera di cristallo? La DIVI (Associazione interdisciplinare tedesca per la terapia intensiva e la medicina d'urgenza) ha recentemente ammesso di non raccogliere dati sullo stato di vaccinazione. Uno scandalo. Non è che questi dati non siano importanti. Anzi. Solo attraverso dati appropriati è possibile fare dichiarazioni chiare. Ma a quanto pare non si desidera avere dati sicuri in Germania. Oltretutto è noto che in molti ospedali i pazienti con stato di vaccinazione sconosciuto e quelli con una sola dose sono annoverati tra i non vaccinati.


Christian Drosten ha ora confermato che non esiste una "pandemia dei non vaccinati". Tuttavia, si finge che le cose stiano diversamente. Perché?


Conosciamo già questa dinamica da altre situazioni. È una distrazione dal proprio fallimento. Molti politici a tutti i livelli sapevano che c'era una carenza di sanitari – e c'è stata per anni, ma non importava a nessuno (nel mio libro descrivo anche questa situazione). E ora il servizio è davvero in difficoltà. Però, invece di ammettere umilmente gli errori e rimediare immediatamente a questa lacuna, i politici hanno ancora il coraggio di additare i non vaccinati, escluderli e incolparli per questa miserabile situazione. Si tratta di una tragedia assoluta, giocata purtroppo anche dal Presidente federale.


Lei cita anche una recente dichiarazione di Gernot Marx sul suo account Twitter. Chi è e qual è il significato della sua dichiarazione?


Gernot Marx è il presidente di DIVI, cioè l'Associazione Interdisciplinare di Medicina Intensiva e di Emergenza in Germania. E recentemente ha detto che non vi è alcuna registrazione dello stato vaccinale dei pazienti nelle unità di terapia intensiva. In altre parole, non c'è chiarezza sul fatto che ci siano effettivamente più persone non vaccinate nell'"intensivo". Purtroppo però questa narrazione è stata alla base dell'affermazione sulla "pandemia dei non vaccinati". I politici l'hanno messa in giro e i media l'hanno adottata senza controllo. Ma deve anche essere consentita la seguente domanda: perché il DIVI non ha dati su questo aspetto? Non li volevano? O se ne sono scordati? O non era abbastanza importante? Non importa quale sia la risposta: per me tutte e tre le ragioni sono sufficienti per chiedere ai responsabili del DIVI di dimettersi.


Dire che i non vaccinati sono i driver della pandemia ha conseguenze di vasta portata. I non vaccinati sono esposti a una stigmatizzazione che probabilmente non ha precedenti nella storia della Repubblica Federale. Le attività più semplici che fanno parte della vita sono loro proibite. Cosa le dicono la sua esperienza, la sua conoscenza degli eventi epidemiologici e le misure adottate per combattere la situazione del virus quando vede come lo stato stia prendendo provvedimenti contro i non vaccinati?


Tutto questo si ritorcerà loro contro. Quel gruppo non cederà senza resistere. Cosa ci si guadagna dunque? Non saranno in grado di convincere seriamente nessuno con queste sciocchezze. I non vaccinati si incontreranno di nascosto, e in caso di malattia non riveleranno facilmente i loro contatti. Inoltre, la loro fiducia nello Stato e soprattutto nella medicina continuerà a diminuire – e non stiamo parlando solo di una manciata di persone. Si stima che circa il 20-30% dei tedeschi non voglia essere vaccinato per vari motivi. Se tutte queste persone sperimentano una simile esclusione, allora c'è da temere anche per la pace sociale.


Le misure sono ancora proporzionate alla crisi?


No. La proporzionalità ha svolto un ruolo piuttosto secondario durante la pandemia. Ma ora la cosa sta ulteriormente peggiorando. Qual è il senso di questa esclusione? È ormai ben noto che anche le persone vaccinate si ammalano, si ammalano gravemente, muoiono di Covid e trasmettono anche il virus. E nella stessa misura dei non vaccinati. Le persone vaccinate si sentono protette: se poi hanno dei sintomi da raffreddore sono portati a imputarli subito a un altro agente patogeno e possono partecipare non testati a eventi o andare al lavoro. Lì diffondono il virus e infettano gli altri.


La ragione principale delle misure sono i sovraccarichi nelle cliniche. Che cosa ha da dire al riguardo?


La paura delle persone è suscitata dalla possibilità di non essere curati per una malattia, forse anche capace di soffocare. Le cliniche sono state sovraccariche per anni in autunno e in inverno. Tantissimi resoconti dei media negli ultimi anni lo testimoniano. Non riesco assolutamente a capire perché politici, il DIVI e alcuni ospedali stiano ora di nuovo suscitando queste paure. Nessuno può spiegarmi seriamente come, in un paese ricco come la Germania, gli ospedali siano sovraccarichi a causa di pochi pazienti Covid – misurati rispetto al numero totale di pazienti in terapia intensiva in Germania. Parecchie cose sono andate storte molti anni fa. E anche durante la pandemia. Non c'è stata ulteriore pianificazione? Non si sapeva che l'inverno stava arrivando? Perché sono stati smantellati circa 4000 letti di terapia intensiva? Dove sono finite le sovvenzioni? Molte domande, nessuna risposta. Solo allarme, e poi: vaccinare, vaccinare, vaccinare. Non si sente altro. Ma non basta.


La prego di aiutarmi a capire. Anche un anno fa la Germania era in modalità panico. Venivano previsti numeri disastrosi, la vaccinazione è stata propagandata come una via d'uscita. Ora oltre il 70% dei cittadini è vaccinato. Per logica si dovrebbe concluderne che la situazione debba già essere molto più rilassata rispetto all'anno scorso. Invece osserviamo molti vaccinati positivi: parecchi finiscono anche in ospedale. Le spiegazioni comuni di Lauterbach e altri sono ben note: la variante delta è molto più contagiosa, ma nonostante i positivi inoculati, i vaccini proteggono comunque molto bene. Lei come la vede?


La vedo così: la vaccinazione non mantiene ciò che è stato promesso. Ha solo un effetto non ottimale. Ora vediamo che i vaccinati positivi stanno aumentando in modo significativo e la protezione vaccinale sta diminuendo più velocemente di quanto sperato. Naturalmente ciò potrebbe anche essere dovuto alla variante delta: forse il vaccino non è così adatto a questa variante, e tuttavia è sempre questo stesso vaccino che viene somministrato, anche alla terza iniezione. Quindi stiamo solo aumentando le dosi di un rimedio meno efficace? Soprattutto nel gruppo di persone per cui la protezione è particolarmente importante, vale a dire gli anziani? Ma forse ciò è anche dovuto al fatto che le persone anziane generalmente mostrano una peggiore risposta del sistema immunitario alla vaccinazione. Lo sappiamo già dall'influenza.


In questo momento la cosiddetta "vaccinazione di richiamo" è fortemente raccomandata ai cittadini. Stiamo già parlando di terza dose. Come andremo avanti? I cittadini dovranno ora ricevere un nuovo richiamo ogni 4 mesi?


Proprio come non mi piace la parola "pizzico" per una vaccinazione, non mi piace la parola "dose" in questo contesto. Entrambe suggeriscono impropriamente l'idea o di un'assoluta innocuità o di una pericolosa dipendenza. È proprio con queste parole che le persone vengono ingannate e questo inquadramento non rende giustizia alla questione. I prossimi mesi mostreranno verso dove ci stiamo dirigendo. In Africa solo meno del cinque per cento della popolazione è completamente vaccinata, eppure hanno un basso numero di casi e ospedali vuoti. Noi stiamo vaccinando per la terza volta in meno di un anno. Se si tratta di una pandemia globale, qui sorge una questione di significatività.


Come si classifica la vaccinazione in termini di efficacia ed effetti collaterali?


Con una vaccinazione che è stata somministrata solo per poco meno di un anno, non è possibile sapere se e quali conseguenze a lungo termine si possano verificare. È ormai noto che, soprattutto tra i giovani, anche tra molti atleti, si sono verificate infiammazioni del muscolo cardiaco e anche arresti cardiaci. Risposta: Il vaccino di Moderna non è più raccomandato ai minori di 30 anni. Se il vaccino mantenesse ciò che promette, non ci sarebbero così tanti vaccinati positivi. Nessuna persona vaccinata era inizialmente consapevole che avrebbe dovuto essere vaccinata una terza, forse anche una quarta e quinta volta per poter mantenere il proprio status vaccinale e le proprie presunte libertà. La popolazione di Gibilterra, ad esempio, è vaccinata quasi al cento per cento, eppure ha conosciuto un'incidenza di 1382 casi a metà novembre, dato che ne fa - secondo Statista.de - il Paese più infetto in Europa.


Il Paul Ehrlich Institute ha riportato oltre 172.000 casi di effetti collaterali da vaccino, oltre 21.000 effetti collaterali molto gravi e oltre 1800 decessi sospettati di correlazione al vaccino. Come devono essere interpretate queste cifre? C'è un certo numero di casi non segnalati?


Sospetto che ci sia un alto numero di casi non segnalati. Molti malati non segnalano affatto i loro effetti collaterali o sono dissuasi dai loro medici perché è trascorso troppo poco o troppo tempo tra la vaccinazione e la reazione, e quindi non viene stabilita una connessione con la vaccinazione. Ma medici coraggiosi hanno già dichiarato in rete di non aver mai avuto così tanti effetti collaterali dopo un vaccino.



Recentemente è nato un dibattito sul giocatore del Bayern Joshua Kimmich. Kimmich ha reso pubblica la propria condizione di non vaccinato e si è detto preoccupato per le possibili conseguenze negative della vaccinazione a lungo termine. Molti esperti hanno però escluso che ci possano essere simili conseguenze a lungo termine nella vaccinazione. È possibile chiuderla così?


No. Anche l'RKI è cauto sulle conseguenze a lungo termine. Kimmich viene messo alla gogna come spauracchio perché ha deciso sotto la propria responsabilità circa un intervento medico sul proprio corpo. Le società democratiche sono caratterizzate proprio dall'accettazione di questo tipo di decisione individuale. Qui invece abbiamo una moralizzazione delle decisioni politiche, e i dissidenti vengono attaccati ed esclusi. Forse tutti coloro che credono che la vaccinazione non porterà ad alcuna conseguenza negativa a lungo termine dovrebbero dichiararsi pubblicamente - in modo giuridicamente vincolante - disposti ad assumersene le relative conseguenze (che a loro avviso non possono esistere) anche sotto il profilo finanziario.


Di recente anche io ho chiesto una dichiarazione giuridicamente vincolante e un'assunzione dei costi in un articolo. È sorprendente che molti personaggi affermino così chiaramente che non ci possono essere effetti negativi a lungo termine, ma poi nessuno in pubblico si sia ancora dichiarato disponibile a questo passo. Se non ci saranno sicuramente effetti negativi delle vaccinazioni, non si assumeranno di fatto alcun rischio.


Giusto. Molte persone, in particolare celebrità e politici, promuovono la vaccinazione e non perdono occasione per dichiarare che la vaccinazione è totalmente, completamente innocua. Ma quando si tratta di essere conseguenti, nel senso di un'assunzione privata di responsabilità, allora improvvisamente non si sente più nulla.

Cosa pensa della vaccinazione per giovani e bambini?


I bambini non giocano praticamente alcun ruolo nella pandemia. O non si ammalano affatto o hanno lievi sintomi da raffreddore. Solo in casi molto rari – e, si può presumere, già in presenza di altre patologie – bambini o adolescenti sono morti di Covid. Fatti dolorosi senza dubbio, ma esporre un'intera generazione di bambini sani a queste misure non è assolutamente proporzionato. L'argomento secondo cui potrebbero infettare i loro nonni e quindi ucciderli è un argomento ostile ai bambini, immorale e vile. Far sentire i bambini un pericolo e un rischio per gli altri è eticamente e psicologicamente molto discutibile, ed è la voce di una società in cui ai membri più preziosi e bisognosi di tutela non vien dato alcun valore.


Informazioni sulla vaccinazione: una vaccinazione ha lo scopo di proteggere da gravi malattie o addirittura dalla morte. Come abbiamo visto nelle ultime settimane, il vaccino Covid-19 non lo fa a sufficienza. I bambini senza condizioni significative preesistenti non subiscono forme severe e non ne muoiono. Perché dunque dovrebbero essere vaccinati e accettare effetti collaterali che possono essere di gran lunga peggiori della malattia stessa (aver passato la quale invece li proteggerebbe anche in modo permanente)? Benefici e rischi devono trovarsi in una relazione ragionevole per ogni intervento medico. Non vedo un alto rischio che i bambini si ammalino gravemente o addirittura muoiano, mentre nessuno può valutare cosa possa comportare un nuovo vaccino a mRNA in un corpo giovane e in crescita. E "sacrificare" i bambini per altre fasce della società è eticamente riprovevole fino all'estremo. I nostri piccoli sono già stati abbastanza sacrificati in questa pandemia, e per la gran parte subiranno danni che nessuno può attualmente prevedere. La realtà è questa: siccome il vaccino non protegge come promesso, si richiede che i bambini e gli adolescenti vengano vaccinati. Il che è piuttosto immorale. Quando poi sento che anche la vaccinazione dall'età di 5 anni è ormai oggetto di dibattito, resto inorridito.


Seguendo i servizi sui media a proposito del virus, si vede una cosa sopra tutte: i numeri. Numeri ovunque. Nuovi numeri ogni giorno. Incidenze che diminuiscono e aumentano, bilancio delle vittime e così via. Le cifre fluiscono dal RKI nei canali di comunicazione e servono ai politici per decisioni di vasta portata. È risaputo che c'è sempre qualcosa di fattuale nei numeri. Nel tuo libro "Diagnose Pan(ik)demie" dici molto su come affrontare i numeri nella pandemia. Quali sono i grandi errori? Quali aspetti stai criticando attualmente?


Molte decisioni si basano su modelli e calcoli. Il che può anche essere utile, ma qui si sta dimenticando - o deliberatamente trascurando - un fattore importante: l'essere umano. La vita non è un'unità di terapia intensiva, anche se le nostre vite sono sempre colme di rischi. D'altra parte, dopo quasi 20 mesi di pandemia mancano fatti e cifre importanti, che avrebbero potuto e dovuto essere raccolti da parecchio. Non sappiamo nemmeno esattamente quanto sia alto il tasso di vaccinazione in Germania. Com'è possibile, mentre medici, centri di vaccinazione e ospedali si lamentano dell'elevato sforzo burocratico? Inoltre, nonostante il ricovero ospedaliero sia fondamentale, continua a essere riportata la cosiddetta incidenza. Ma questo è il problema: è solo incidenza. Non ci dice nulla sullo stato dei malati, semplicemente mostra i positivi ai test di laboratorio, il che ha scarso significato.


La crisi va avanti ormai da oltre 19 mesi. Sono disponibili molti dati ed esperienze, provenienti da tutto il mondo. Possiamo delineare una valutazione realistica del processo del virus?


Il virus è tra noi e rimarrà. Alcuni si ammaleranno gravemente, altri non se ne accorgeranno neppure. Anche se nessuno vuole sentirlo e si ha l'impressione che alle persone sia permesso di morire da tutto tranne che da coronavirus, la realtà deve essere affrontata. La morte fa parte della vita e un anziano di 90 anni è possibile muoia sia di polmonite che di coronavirus. Invece no: noi isoliamo i nostri vecchi. Ma abbiamo mai chiesto loro se lo vogliano?

Il modello svedese era quello giusto?

Sì.


Quanto è grande il danno sociale causato dalla politica pandemica?


Molto grande. Le persone sono psicologicamente maltrattate. Non ne possono e non vogliono più. Abbiamo già enormi danni economici, inflazione e contemporaneo aumento dei prezzi in quasi tutti i settori della vita. Alcuni sono divorati dalle preoccupazioni per la salute propria e dei familiari, altri hanno paura di perdere il lavoro o sono già disoccupati. E altri ancora hanno paura del futuro in Germania, delle misure prese e di cosa ci si dovrà ancora aspettare, di quale sistema politico prevarrà alla fine di questa pandemia. Ci sono preoccupazioni che, a prescindere dal fatto che siano o meno giustificate, creano problemi alla gente. E la paura e il dolore, a loro volta, sono dannosi per il nostro sistema immunitario: è un circolo vizioso. Le divisioni nella società non saranno appianate molto presto. Anche se domani tutto finisse. Ci sono molte delusioni e ferite che si spera il tempo possa guarire, ma sono scettico. Ci vogliono anni per riparare una crepa del genere in una popolazione.


Cosa pensi del ruolo dei media nella pandemia?


Ho sperimentato in prima persona come le persone che si esprimono in modo critico vengano immediatamente messe all'angolo e combattute con i mezzi più acuti. Vengono descritte come radicali di destra, pensatori laterali, negazionisti del virus, no-vax. Dunque qualsiasi discussione obiettiva su cosa sia la scienza - e soprattutto su cosa sia una democrazia - è privata del giusto terreno. Se guardi i talk show ti accorgi che fin dal principio quasi nessun critico è stato mai invitato. A qualcuno viene permesso di parlare di tanto in tanto, ma solitamente da solo contro tre o quattro avversari. Non c'è equilibrio. Esperti, scienziati e professori di fama mondiale sono stati calunniati, denunciati, insultati personalmente e bellamente censurati. Del resto, se Der Spiegel riceve diversi milioni di euro dalla Bill and Melinda Gates Foundation durante la pandemia, posso aspettarmi un reporting obiettivo e critico?


Cosa direbbe a una persona che crede ai media e segue la politica pandemica? Come si può arrivare a una persona del genere e come si può aiutarla a interpretare le cose con la giusta obiettività, in base ai fatti?


Difficile. Le persone sono state stordite dalla paura. Forse alcuni hanno dubbi, ma ammetterlo a sé stessi - se mai accadrà - sarà un processo lungo. Bisogna acquisire consapevolezza da soli. C'è un gap da recuperare. Ai tempi di Internet ci si può informare ampiamente e, nonostante molti dati manchino, ce ne sono comunque abbastanza che sono significativi e dovrebbero far riflettere. Come, ad esempio, il rischio per un 20enne di morire di Covid19: poco più dello zero per cento. Io comunque cerco di fare sempre opera di informazione e di togliere dalle persone la paura della malattia e della morte.


[Traduzione a cura di G. P.]

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