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Vaccini sui minori: cosa aveva detto la STIKO?



Mentre in Italia divampa la polemica sulla campagna vaccinale rivolta ai minorenni - complice il rullo compressore del green pass - in Germania il ministro della salute Spahn rompe gli indugi ed estende l'offerta vaccinale anche ai soggetti dai 12 ai 17 anni d'età, ignorando di fatto il parere della Commissione Permanente sulle Vaccinazioni (STIKO). Chiare infatti le critiche di Martin Terhardt, pediatra e membro della Commissione, che parla di «strategia in atto da settimane per distrarre dal proprio fallimento in termini di pianificazione e attuazione di linee guida di lungo periodo per il funzionamento sicuro e igienico di asili nido e scuole».


Sarà allora utile rileggere le dichiarazioni con le quali, a giugno, lo stesso Terhardt aveva spiegato a Zeit Online le ragioni per cui la STIKO non raccomada la vaccinazione ai minorenni dai 12 anni salvo particolari patologie pregresse. Il medico - sebbene assolutamente favorevole alla vaccinazione massiva, anche del personale scolastico, il che rende ancora più significative le sue riserve - intervistato da Tom Kattwinkel e Claudia Wüstenhagen dichiarava che «non deve essere la vaccinazione covid a rendere di nuovo possibile una vita normale a bambini e giovani». E denunciava invadenti pressioni politiche. Riportiamo i punti salienti dell'intervista (qui il testo integrale in lingua originale).


Signor Terhardt, l’opinione pubblica ha atteso col fiato sospeso la decisione della STIKO. Lei come ha vissuto le ultime settimane?


Un anno di pandemia ci ha resi più forti. Non avevamo dovuto consultarci così spesso prima di adesso né dovuto discutere così a lungo. Di solito ci riuniamo tre volte all’anno in sessione plenaria e altre tre o quattro volte in gruppi di lavoro più piccoli. Invece per la vaccinazione covid ci siamo già riuniti 26 volte, abbastanza spesso – e sottoposti a ingente pressione politica – proprio sulla vaccinazione dei bambini. Noi costituiamo una comunità piuttosto unita, adesso anche di più, perché abbiamo dovuto difenderci da ostilità esterne e poiché d’altra parte godiamo di una buona reputazione, anche internazionale. Siamo stati chiamati in causa perché su questo tema siamo dirimenti. Quel che è cambiato stavolta, è – a mio parere – un’inopportuna pressione politica.


La politica ha creato fatti compiuti. Dall’inizio di questa settimana tutti i ragazzi dai 12 ai 15 anni si possono far vaccinare. Qual è la sua opinione?


A mio parere, non si tratta di una decisione prudente. Ne avrei preferito una differente. Più di un mese fa i governi regionali hanno ricevuto l’incarico di rendere possibile la vaccinazione di tutti i bambini dai 12 anni in su. A quanto pare però, in quel momento nessuno si è dato pensiero che oltre all’autorizzazione dei vaccini ci deve essere anche una raccomandazione della Commissione Vaccinale.


L’Agenzia Europea del Farmaco EMA ha infatti già dalla fine di Maggio raccomandato l’autorizzazione del vaccino BioNTech per i 12-15enni nell’Unione Europea, e l’autorizzazione è già stata concessa. La raccomandazione della Commissione Vaccinale è arrivata solo due settimane più tardi. Perché ci avete messo tanto?


La EMA ha il compito di stabilire per l’Europa se questo vaccino sia sicuro ed efficace, e se le condizioni di produzione siano corrette ed accurate. Le Commissioni Vaccinali dei diversi paesi hanno invece il compito di elaborare concrete raccomandazioni sull’uso dei vaccini autorizzati sull’intera o su parte della popolazione. Per questo fine occorrono più dati, per esempio sullo stato patologico di una determinata coorte di età. Si tratta insomma di comparare il rischio di ammalarsi di covid-19 con quello di essere danneggiati dal vaccino, anche quando quest’ultimo fosse ipotetico. Questo esame ha richiesto più tempo di quello dell’EMA poiché abbiamo dovuto esaminare e confrontare i dati sull’incidenza della malattia nei minori con l’intera letteratura scientifica.


Per il momento la STIKO ha deciso di raccomandare il vaccino solo ai bambini dai 12 anni in su con determinate patologie preesistenti. Perché non per tutti i bambini di quella stessa età?


Abbiamo preso questa decisione perché se l’utilità di questa vaccinazione è chiara, tuttavia non possiamo ancora affermare con certezza se i rischi di un’infezione da covid siano più elevati di quelli di potenziali effetti collaterali della vaccinazione nei bambini sani dello stesso gruppo di età. Invece in bambini con determinate malattie croniche preesistenti il rischio di un’infezione da covid è chiaramente più elevato [...]


Esiste davvero una differenza talmente significativa tra adulti e giovani da doverci aspettare effetti collaterali completamente differenti?


Questo finora non lo sappiamo. Le reazioni immunitarie ai materiali mRNA del vaccino sono tuttavia più frequenti nei più giovani che nei più anziani. La situazione ancora poco chiara delle miocarditi, cioè delle infiammazioni del muscolo cardiaco, che sono finora emerse soltanto tra i maschi giovani dopo la somministrazione del vaccino BioNTech, deve essere ancora indagata a lungo. Col vaccino per la pandemia da influenza del 2009, solo dopo mesi dall’inizio della campagna di vaccinazione sono stati riconosciuti casi di narcolessia tra persone giovani che adesso sono stati attribuiti, senza possibilità di errore, al vaccino. È per questi motivi che oggi siamo assai prudenti sui gruppi di età interessati alla vaccinazione.


Per la valutazione della sicurezza del vaccino avete preso in considerazione soltanto i dati dello studio su cui si basa l’autorizzazione dell’EMA?


Non esistono ancora altri dati. È vero che negli Stati Uniti già da quattro settimane vengono vaccinati bambini e giovani tra i 12 e i 15 anni, in totale saranno almeno tre milioni. Il problema è uno soltanto: esiste un lungo periodo di latenza prima che si possano riconoscere segnali che facciano pensare ad un possibile rischio. Quando ci saranno più dati dagli USA, dal Canada e da Israele, li esamineremo con precisione e valuteremo di nuovo la situazione.


Trascorre davvero così tanto tempo prima che compaiano inattesi effetti collaterali? Non li si sarebbe già dovuti osservare da tempo?


Le autorità di controllo dipendono dai dati dei rapporti. Le complicazioni devono prima di tutto essere individuate, successivamente è possibile stabilire un possibile nesso con la vaccinazione. Soltanto dopo che succede ciò, le autorità di controllo cominciano ad esaminare e valutare ogni singolo caso, sempre che ci sia un numero elevato di casi. Questo processo può durare mesi. Valga l’esempio di AstraZeneca: le complicazioni sono diventate evidenti solo dopo che il vaccino era stato usato in Gran Bretagna già da oltre tre mesi. E infine gli effetti collaterali sono comparsi in Scandinavia e in Germania, dove si era incominciata la vaccinazione con AZ più tardi.


Quindi sarebbe sbagliato affermare che la STIKO è troppo lenta perché non riesce a seguire in tempo reale ciò che accade negli USA e altrove?


Dipende appunto dalla velocità delle autorità degli Stati Uniti, e questa non la possiamo prevedere. Ci rifletta lei stesso: normalmente, come Commissione Vaccinale, diamo raccomandazioni su vaccini che sono stati autorizzati da un periodo di tempo significativamente un po’ più lungo e in tal caso abbiamo un certo margine di esperienze. Invece il fatto di prendere decisioni così poco tempo dopo l’autorizzazione del farmaco, aumenta semplicemente il rischio di non poter sapere tutto. Nella situazione in cui ci troviamo bisogna fare una netta distinzione tra gli adulti, che talvolta corrono un grosso rischio di ammalarsi gravemente di covid, e i giovani che corrono un rischio chiaramente minimo. Non sarebbe inoltre fuori luogo anche ricordare che la Commissione Vaccinale è un gremio onorario: io sono in aspettativa parziale, molti altri membri sono parzialmente in servizio effettivo presso cliniche ed ambulatori. Fortunatamente abbiamo validi collaboratori presso l’Istituto Robert Koch (RKI), che realizza un eccellente lavoro per la Commissione Vaccinale. Ciononostante, per la gran mole di lavoro cui siamo sottoposti, non si può fare più veloce.


Non sarebbe allora logico affremare che nel contesto di una pandemia un gremio onorario non è sufficiente e che sarebbe necessario una Commissione Vaccinale che operi a tempo pieno?


Ci ho riflettuto più di una volta, ma infine mi sono convinto che è assai ragionevole continuare ad avere una Commissione Vaccinale onoraria, perché solo a tale condizione siamo in grado di operare indipendentemente. Non dobbiamo prendere le nostre decisioni su pressione dello Stato. Noi prendiamo in considerazione esclusivamente criteri scientifici e clinici e perciò siamo in grado di lavorare in modo molto più trasparente. [...]


Come avviene la valutazione del rischio? Supponiamo che un padre venga in ambulatorio col figlio 12enne. Il figlio non ha alcuna patologia preesistente, il padre però lo vorrebbe far vaccinare volentieri, però non è sicuro. Come pediatra, lei cosa gli consiglierebbe?


Io gli direi: suo figlio dodicenne ha un rischio estremamente limitato di ammalarsi gravemente di covid, nel caso che venga contagiato. Inoltre, il rischio di essere contagiato è in questo momento ancora più esiguo perché il numero dei casi è attualmente basso. Pertanto, io gli direi: per decidere c’è ancora un po’ di tempo. Allo stesso tempo non sappiamo ancora quanto alto sia il rischio che la vaccinazione possa causare complicazioni rare. Su questo ci piacerebbe avere più certezze per potergliele comunicare. E per questo, da parte mia consiglierei piuttosto di aspettare ancora un poco. Se lei è invece deciso, possiamo vaccinare, ma in tal caso lei deve sapere che esiste un piccolo rischio residuale che io non posso eliminare e di cui lei si assume la responsabilità.


Anche se capita raramente, i bambini possono ammalarsi gravemente di covid-19, in particolare della cosiddetta sindrome infiammatoria multiorganica pediatrica (PIMS), che provoca una forte reazione infiammatoria in tutto il corpo. Inoltre, ci sono rapporti sul Long Covid, cioè sulle sequele a vita dell’infezione. Molti genitori se ne preoccupano: che cosa risponde loro?


La sindrome PIMS è fortunatamente molto rara e perlopiù riguarda i bambini più piccoli per i quali il vaccino non è nemmeno stato autorizzato. Inoltre, siamo in grado di trattare efficacemente la malattia. In Germania non è ancora morto nessuno di questa. Per quanto riguarda il Long Covid nei bambini e negli adolescenti, non possediamo ancora dati dalla Germania che ci permettano di trarre conclusioni. Complessivamente bisogna valutare con cautela anche i dati di altri paesi: probabilmente il pericolo è sovrastimato (medRxiv: Molteni et al., 2021). Esiste per esempio un interessante studio dalla Sassonia in cui sono stati esaminati dei bambini lungo un tratto di tempo più esteso (medRxiv: Blankenburg et al., 2021). In un questionario somministrato a bambini che avevano superato un’infezione di covid-19 i possibili sintomi da Long Covid non erano più frequenti di quelli di un campione che non era stato contagiato. [...]


Gli esperti concordano che la Sars-CoV-2 sarà endemica e che tutti coloro che non si fanno vaccinare saranno contagiati prima o poi, anche bambini e giovanissimi. Con la sua decisione la Commissione Vaccinale si è espressa contro una raccomandazione generale alla vaccinazione e a favore del contagio di bambini e giovanissimi?


La Commissione Vaccinale non ha detto che vorremmo che accada che tutti i bambini e i giovanissimi siano infettati. Potrebbe essere una strada, ma noi diciamo chiaramente che per i bambini che hanno un alto rischio di gravi complicazioni a causa delle loro malattie preesistenti, questa soluzione sarebbe impensabile. Io penso che dobbiamo aspettare ad avere migliori dati.


Anche la decisione attendista della Commissione Vaccinale manda un segnale che potrebbe rendere insicuri molti genitori. Non teme che il dubbio iniziale possa rimanere anche se in un paio di mesi cambiassero le raccomandazioni?


Ciò che conta è informare in maniera trasparente, aperta e sincera. Ed è quel che noi facciamo. Se si domanda ai genitori, la disponibilità alla vaccinazione dei loro bambini risulta oggi del 50-60%. Se si vuole ottenere una più alta percentuale di vaccinazioni, i genitori devono avere fiducia nei dati che dimostrano la sicurezza del vaccino. E questi dati dobbiamo ancora ottenerli, per esempio dai rapporti degli Stati Uniti. Fino a quel momento il Ministero Federale della Sanità, l’Istituto Robert Koch e il Centro federale hanno il compito di dare informazioni sanitarie. Io stesso lavoro in un centro vaccinale, dove finora non ci sono informazioni per i medici. Materiale informativo del Robert Koch Institut è a disposizione solo da oggi. L’approvazione per i bambini è semplicemente arrivata due settimane in anticipo. Essa avrebbe dovuto essere preparata molto meglio.


Intende dire che il Ministero della Sanità rende difficoltosa una buona informazione?


Sì, in questo momento è così. Io spero però che questa situazione cambi presto.


[Traduzione a cura di Davide Mulas, grassetti nostri]

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